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Voci dall’Oftal – Il cuore di un luogo

Continuiamo nel viaggio alla scoperta delle persone e delle storie dietro ai sei giorni del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Sei giorni, una preparazione lunga un anno fatta non di solisti ma di un grande lavoro di squadra.

Dire Oftal è dire Lourdes. Durante l’anno tutti gli oftaliani hanno una struggente nostalgia di quel posto “sottile” dove la distanza tra cielo e terra si è annullata: la Grotta. Domenico Franco, detto Mimmo, 68 anni, in pensione da otto. La sua qualifica lavorativa era tecnico impianti trattamento aria. Nonno a tempo pieno.

Da quanto tempo vai a Lourdes?
Ventidue anni con l’Oftal e da 16 sono hospitalier.

Quindi fai parte parte dell’Hospitalitè Notre Dame de Lourdes. Come è successo di fare questa scelta? Tu sei già oftaliano…
Ho scelto perché quando andavo in pellegrinaggio per impegni di servizio non avevo tempo da dedicarmi a me stesso, e pensavo che in stage avrei avuto più tempo per pregare e per meditare. In realtà non è così perché il tempo è sempre poco lo stesso, facendo servizio alla grotta.

Quindi la Grotta è un po’ casa tua. Mi parli di questo servizio?
Si va al mattino alle 5:30 per preparare le funzioni religiose. Durante il giorno si dicono cinque Messe alla Grotta. Bisogna quindi preparare bene il momento in cui gli hospitalier accompagnano Nostro Signore in mezzo alla gente per la Santa Comunione. Chi accompagna l’Eucaristia deve essere preparato e deve sapere cosa deve fare e dove stare.

Poi bisogna far accostare pellegrini e ammalati alla comunione.
Quando non c’è messa, si coordina il passaggio alla grotta. Il servizio esterno serve per mantenere il silenzio e favorire il raccoglimento e la preghiera.

Perché è bello fare servizio alla grotta?
Perché vedi tutte le persone e perché si ha la possibilità di stare alla grotta e quindi puoi dialogare con Lei.

Perché sei vicino al luogo dove la Vergine è apparsa 16 volte, …e non è poco….
Sempre, in qualsiasi servizio tu sia, l’importante è accogliere le persone e farle sentire a proprio agio.

La tua esperienza come hospitalier alla grotta, è un aiuto al pellegrinaggio?
Sì. Aiuta e in tanti modo perché riesci a vedere cosa c’è dall’altra parte quando un pellegrinaggio arriva a Lourdes.

Nell’Oftal di cosa ti occupi?
Faccio quello che il responsabile tecnico mi affida, mi metto a disposizione, ma negli anni ho fatto praticamente tutti i servizi, responsabile albergo, responsabile trasporti, responsabile magazzino, servizio in sala, portatore del labaro. Mi è capitato di vedere che al termine di una Messa alla Grotta tu distribuisci qualcosa a chi ti ha aiutato… Sì, una immaginetta. Ringrazio coloro che hanno partecipato perché è un servizio speciale e quando tornano a casa si ricorderanno di aver servito ai piedi di Maria.

Patrizia Astore

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