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Economia&Finanza – Protezionismo: alleato o nemico?

L’obiettivo del protezionismo è di proteggere le aziende nazionali dalla concorrenza di quelle straniere. Le nuove imprese, infatti, appena nate e deboli hanno bisogno di tempo per potersi collocare sul mercato, sviluppare i propri prodotti e crescere. In un sistema con un elevato numero di competitori esteri di grandi dimensioni, che possono sfruttare le economie di scala, ci sarebbe una concreta possibilità di essere “mangiati” e durare poco; la “protezione” ha senso nell’ottica di permettere alle piccole imprese di raggiungere il livello di competitività sufficiente a potersi confrontare con i grandi. Il protezionismo agevola, inoltre, paesi che vogliono mantenere l’autonomia per la produzione di alcuni beni ritenuti molto importanti, non affidando i rifornimenti ad aziende estere e cercando di salvaguardare le industrie nazionali che li producono. Ma la ragione più importante che alimenta le politiche protezionistiche è legata all’enorme gap di competitività che esiste tra paesi, per motivazioni politiche e sociali: aziende che producono in nazioni con costo del lavoro basso, scarsa tutela dei lavoratori, fiscalità ridotta e normative ambientali poco restrittive, ovviamente potranno vendere il prodotto su mercati esteri a prezzi più bassi rispetto alle imprese concorrenti dei vari stati in cui esportano. Al contrario una maggiore liberalizzazione del commercio, come si sa, porta altri benefici all’economia di un paese. Innanzitutto la riduzione delle barriere commerciali crea maggior concorrenza tra le aziende che si ingrandiscono con fusioni e acquisizioni, riducono i costi e così i prezzi per i consumatori sono più bassi. Una concorrenza elevata “costringe” le aziende che vogliono rimanere sul mercato a investire in innovazione, personale qualificato e tecnologia offrendo prodotti di qualità e diversificati. Uno stato “aperto” può concentrarsi sulla produzione di beni sui quali può avere un vantaggio competitivo potendo importare quelli che un altro paese produce con più efficienza; l’incremento della concorrenza, infine, “delegittima” situazioni di forte monopolio nazionale che, in molti casi, sono un peso per il consumatore.

Davide Soro

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