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La Recensione – La festa della contestazione

Sono passati cinquant’anni dal “mitico” anno della contestazione. Sessantotto è esattamente il titolo del saggio dello storico Agostino Giovagnoli, appena pubblicato da San Paolo (pp 267, euro 24).
Come descrivere i fenomeni legati a quell’anno? «Il Sessantotto è stato un movimento antiautoritario e anti-istituzionale» (p. 6) che affonda le radici nelle avanguardie di inizio Novecento – che fu un secolo non breve bensì «spezzato» (p. 21) – ma non è stato una rivoluzione perché «non ha cercato di sostituire vecchie strutture con nuove strutture» (p. 11). Quindi «non fu una rivoluzione né nel senso di una discontinuità politico-istituzionale sul modello della Rivoluzione francese né in quello di rivolgimento economico-sociale come la Rivoluzione russa del 1917» (p. 154). Fu invece una rivoluzione simbolica «nel senso che mise in discussione un intero universo di simboli proponendone altri» (p. 157).
Il termine che più confà è forse contestazione, innanzi tutto dell’autorità non per sfidarne il potere ma «per metterne in discussione il fondamento morale» (p. 173) e «creare alternative, inventare modi di comunicare e tipi di relazioni svincolati da regole e procedure» (p. 203).
La Chiesa in un certo senso lo anticipò con il concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965), che ebbe con il Sessantotto «un collegamento profondo sebbene indiretto» (p. 59).
Il testo rifiuta poi una lettura che ravvisi una sostanziale continuità con il terrorismo del decennio successivo, anche se non mancarono episodi di violenza, come i celebri scontri tra studenti e forze dell’ordine il 1° marzo a Valle Giulia in Roma. Fu allora che il termine “giovane” «smise di indicare (soltanto) “chi non è ancora adulto” per indicare (anche) “chi si oppone ai valori degli adulti”, il che equivale a “rifiuto dei valori di questa società e delle strutture e delle istituzioni che li sostengono”» (p. 51).
Il volume compie una spassionata panoramica di quei giorni, mostrandone i limiti e le intuizioni, che ancora oggi fanno discutere e incoraggiano l’approfondimento, la partecipazione e la ricerca della verità.

Fabrizio Casazza

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