Il brano del Vangelo di Luca (Lc 7,1-10) noto come la guarigione del servo del centurione mi ha richiamato una recente notizia. In Parlamento è stato depositato un disegno di legge per rendere obbligatoria l’esposizione del crocifisso in tutti gli uffici e luoghi pubblici. Questione ricorrente che mi appassiona poco. Sono convinto, infatti, che non occorre esibire la croce come un orgoglio che divide. La croce è tra i pochi simboli che vengono rispettati, spesso riconosciuti, da uomini di tutte le fedi e anche dai non credenti. Nel brano citato, un centurione, uomo pagano, abituato a comandare più che a fare atti di sottomissione, ha una fede che in Israele non si scorge: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande”. Grande al punto che l’espressione “Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato” che proclamiamo nella Messa richiama quanto quel centurione fa riferire a Gesù da alcuni amici. Quindi, al di là dei simboli ostentati, trovare la fede in chi non ci aspetteremmo mai di trovarla sia anche la nostra sorpresa. Facciamo in modo che Gesù non si sorprenda invece della poca fede nostra e di coloro che tronfiamente vogliono esporre il crocifisso anche nei porti e negli aeroporti: luoghi dove tanti fratelli vengono o respinti o accompagnati con l’etichetta di indesiderati.
Roberto Massaro