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Italiani all’estero – «Colpita dalla risposta e dalla fede del popolo lituano»

Paola Fertoli, classe 1968, si è laureata in Lettere moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Da 18 anni vive in Lituania, dove ha aperto una casa femminile dei Memores Domini, associazione ecclesiale nata nell’alveo di Comunione e liberazione e approvata dalla Santa Sede, i cui membri praticano la povertà, la castità e l’obbedienza. Paola è titolare della cattedra di Italiano all’Università statale di Vilnius, una delle principali della Lituania, ed è direttrice di Sotas, organizzazione non profit che lavora nel campo sociale, dando particolare importanza all’aspetto educativo e al miglioramento della vita dei giovani, dei bambini in difficoltà e delle loro famiglie.

Paola, quali erano le aspettative per il Papa in Lituania?
«Diciamo che l’attesa era veramente molto alta, aiutata anche dai vari mezzi di comunicazione, come per esempio la televisione di Stato, che hanno trasmesso praticamente ogni giorno qualcosa che riguardasse il Papa».

Che cosa è successo in Lituania all’arrivo di Francesco?
«In tanti aspettavano questo evento, anche perché in tanti hanno riconosciuto come un onore che il Papa venisse qui, in questo Paese così piccolo. Alcuni dicevano: “Forse perché siamo la periferia dell’Europa”, scherzando un po’. Insieme a questo sentire c’era naturalmente anche tanta indifferenza, e anche qualche polemica…».

Polemica su che cosa?
«Sulla pomposità esagerata dei preparativi, per esempio, oppure sui tanti soldi che si sarebbero spesi».

Per te che attesa è stata?
«Beh, io mi sono accorta di aspettarlo con trepidazione. Ero molto in attesa di sapere quale parole di speranza avrebbe detto alla Lituania. Noi all’interno della nostra comunità ci siamo anche preparati, abbiamo fatto un incontro su di lui, sulle sue encicliche, sui punti principali del suo pensiero».

Qual è la situazione della fede in Lituania?
«La fede cattolica in Lituania è sempre stata molto forte. Sulla fede si è basata tutta la resistenza del popolo lituano al potere comunista. Tutto il movimento di liberazione della Lituania era basato sulla fede di tanti cattolici forti, ma la tradizione cristiana è stata vessata durante il periodo sovietico, tanti cattolici sono stati sterminati. Dopo la liberazione era ancora molto forte l’impeto della fede, ma poi è andato scemando. La fede oggi non è certamente scomparsa, ma non è più viva come trent’anni fa. I giovani vanno poco in chiesa e sono rimaste vive solo le tradizioni dei Sacramenti, in particolare matrimonio e battesimo. È stato difficile rimettere insieme i “pezzi” di un Paese che era stato vessato e indebolito dall’Unione Sovietica, e che non sapeva gestire la libertà arrivata all’improvviso e “l’ondata” dell’Occidente. Ci sono ancora tante ferite da sanare nel popolo lituano».

Che cosa ti ha colpito di più di quello che ha detto il Papa in questa visita?
«Mi ha colpito tantissimo perché ha parlato al popolo lituano, dicendo delle cose rivolte proprio ai lituani. Ha parlato del martirio di questo Stato, e della sofferenza. Ha chiesto ai giovani e ai politici di rimanere attaccati alle proprie radici e alla propria storia, e ha dato un compito ben preciso: quello di essere ponte tra l’Est e l’Ovest, e di non avere paura. Ho seguito un po’ quello che ha detto anche in Lettonia, e mi sono accorta che non ha ripetuto le stesse cose: ai lettoni ne ha dette altre, che andavano bene per loro».

Come ha reagito il popolo lituano?
«Sono rimasta colpita da quanta gente si è riversata nelle strade. Ero veramente scettica su questo, pensavo che in molti sarebbero rimasti a casa, o comunque indifferenti a questa visita. E invece… Questo dimostra di quanta attesa ci sia nelle persone. C’è bisogno che accada sempre qualcosa per far muovere il cuore».

Ultima domanda: che cosa dirai ai tuoi studenti, quando tornerai dietro la cattedra? Parlerai anche del Papa?
«Ne stiamo parlando proprio in questi giorni a lezione. C’è stata una bella discussione: alcuni, più o meno metà classe, non si sono per niente interessati alla visita del Papa; gli altri, invece, sono rimasti colpiti, e così abbiamo fatto una bella discussione. Partendo dai soliti luoghi comuni sul Papa e sulla Chiesa, siamo andati sempre più in profondità, fino a chiederci che cosa muove il cuore. E io ho raccontato ai miei studenti che cosa è stato per me».

Andrea Antonuccio 

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