La vittoria di Mahmood al Festival di Sanremo ha stupito e indignato tutta Italia. Devo dirvi che io sono fra gli stupiti. Effettivamente non mi aspettavo che vincesse, la canzone non mi era sembrata un granché. Poi ho cercato di ricordare cosa mi spingeva a scrivere canzoni da ragazzo: volevo parlare di ciò che è importante per la mia vita. Così mi sono chiesto: perché un giovane dà questa importanza ai soldi? Ho indagato un po’ e mi sono nuovamente stupito. La canzone parla della sua relazione con il padre, e di come le questioni economiche fossero il nucleo centrale di quella relazione, che si è poi conclusa con un abbandono. L’intera canzone è un grido al mondo degli adulti: non abbandonateci, non lasciateci un mondo che ha al centro il denaro. Ma la parte più divertente riguarda gli indignati. I “complottisti politici” hanno letto in questa vittoria un attacco a Salvini e al governo, come se la “sinistra” (ancora?) volesse distrarre gli italiani e portarli dalla loro parte. Gli “italianisti” hanno letto nelle origini del cantante (il padre è egiziano) un attacco alla nostra italianità, senza ricordare che l’anno scorso vinse Ermal Meta, nato in Albania. I “cattoliconi”, invece, hanno attaccato il Cardinal Ravasi che ha twittato una parte del testo della canzone (cosa che ha fatto per molti cantanti), accusandolo di voler favorire l’Islam. In conclusione, nonostante abbia compreso il significato del brano, scritto con un ermetismo estremo e difficile da capire, la canzone continua a non piacermi. Ma auguro a Mahmood di trovare la sua strada come figlio e come uomo.
Enzo Governale
@cipEnzo