Nell’articolo di Avvenire pubblicato mercoledì ho parlato delle contraddizioni esistenti nel nostro Paese dove aumentano i viaggi all’estero (+ 10 milioni lo scorso anno) e il turismo a Milano è raddoppiato negli ultimi dieci anni, ma ogni giorno chiudono 34 ristoranti. Quindi? Per fare un po’ d’ordine bisogna riconoscere che mentre a Milano e nelle grandi città i locali magari cambiano gestione, ma non chiudono, è la periferia a soffrire, sono i piccoli borghi d’arte. Per invertire questo trend bisognerebbe puntare sulla qualità del cibo e del vino italiani. Può essere questo il fattore che consentirà di sopravvivere a crisi, chiusure, flussi dei viaggi. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: chi premia, chi riconosce la qualità come contributo reale al turismo e alla crescita? Per ora nessuno, tranne il sottoscritto, ed è troppo poco per un Paese che ha bisogno di strategie.
Paolo Massobrio