Il palazzo Cavour di Torino ospita Leonardo fino al 12 maggio. La dimora storica della famiglia dei conti di Cavour, considerata uno dei migliori esempi dell’architettura barocca piemontese del Settecento, dove tra l’altro fu fondato il giornale “Il Risorgimento”, e si discussero le sorti della nuova Patria italiana con i personaggi più illustri dell’epoca, in occasione del cinquecentenario della morte del Da Vinci, lascia spazio al genio che più di chiunque ha unito l’arte con la scienza. «A caratterizzare questa mostra è l’attenzione agli allievi di Leonardo – ha spiegato il curatore, Nicola Barbatelli. A cinquecento anni dalla morte, è una questione, aperta e intrigante». Un’opera presente alla mostra è la famosa “Maddalena discinta”, già assegnata alla collaborazione tra Leonardo e il capace allievo Giampietrino. Non poteva mancare il celebre autoritratto. Poi ancora lo “Studio per una testa d’uomo”, attribuito a Leonardo ma probabilmente ripassato a inchiostro da un suo allievo; diversi dei tanti bozzetti e studi per il Cenacolo, e un frammento del disegno che costituiva con tutta probabilità una bozza preparatoria per la “Battaglia di Anghiari”, realizzata da Leonardo per il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio in Firenze.
«Questa è una mostra problematica – ha proseguito nella spiegazione del progetto il curatore – il suo intento è anche quello di essere una risposta alla verità di Leonardo, attraverso l’indagine accurata degli allievi più prossimi e vicini al suo pensiero. Gli esiti sono diversi: si arriverà, come visibile in mostra, persino in Francia. È dunque un’occasione per ricapitolare e fare il punto sulla diffusione della dottrina di Leonardo, per capire quale è stata e come si è fusa la filosofia leonardesca con quella romana, dei cantieri di Raffaello e Michelangelo».
Andrea Allegra