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Il Sole 24 ore – Alessandria maglia nera per la salute

Le classifiche de “Il Sole 24 ore” non fanno felice la nostra città e mettono “nero su bianco” le nostre problematiche. Se qualche mese fa la classifica sul benessere climatico ci vedeva nelle ultime posizioni, non arrivano notizie confortanti nemmeno dall’indicatore sulla salute. La griglia finale delle 107 province esaminate è il risultato delle medie fatte sui 12 indicatori presi in considerazione. In particolare sono tre gli aspetti fondamentali della salute: performance demografiche registrate negli ultimi anni come per esempio l’incremento della speranza di vita alla nascita; fenomeni socio-sanitari, come la mortalità annua per tumore e per infarto e il consumo di farmaci; livelli di accesso ai servizi sanitari, in particolare con riferimento alle strutture sanitarie.

La classifica finale ci vede al penultimo posto, primi solo a Rieti. Prime tre piazze occupate rispettivamente da Bolzano, Pescara e Nuoro. Prima piemontese in classifica è Torino (solo 24A). Per trovare la seconda dobbiamo arrivare al 37esimo posto con Cuneo, segue Novara una posizione dopo. Fanno riflettere questi due dati sulla nostra città: il 100esimo posto per il tasso di mortalità e l’ultimo posto nella voce “mortalità causata dai tumori”. Seguono due dati tutto sommato positivi riguardanti la mortalità per infarto miocardico acuto (50esimo posto) e l’aumento della speranza di vita (44esimo posto). Scorrendo tra i 12 indicatori anche i consumi di farmaci per asma, diabete e ipertensione che vedono Alessandria rispettivamente all’88esimo posto, al 71esimo e al 93esimo. Scendendo ancora sotto si legge il terzultimo posto alla voce riguardante i medici di base, e 100esimo posto per il numero dei geriatri. Va un po’ meglio la fotografia dei pediatri, che si collocano in 82A posizione. Gli ultimi due indicatori addolciscono la pillola: perché se è buona la posizione (33A) sulla recettività ospedaliera (cioè le dimissioni di residenti avvenute fuori regione), il nostro territorio rimane nei bassifondi della classifica occupando l’82esimo posto sull’emigrazione ospedaliera.

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