IL PUNTO DI VISTA
Una promessa e la festa del Sacro Cuore di Gesù
Venerdì 28 giugno: è la festa del Sacro Cuore di Gesù ed io, qui in Ascoli, vado lassù sulla collina dove c’è la grande statua bianca di Gesù con le braccia spalancate alla città. Una ventina di anni fa, abitavo nel centro storico e questa era la mia passeggiata preferita. Ricordo l’esperienza vissuta in un certo giorno… Via Monte Ascensione, via Collina Sacro Cuore, e avanti, più su ancora. Il paesaggio è incantevole: tanti alberi e fiori multicolori. Lungo il percorso la Via Crucis con bellissime sculture. La città sempre più lontana con le sue torri, i suoi campanili, i suoi antichi palazzi in travertino, le sue porte romane, le colline intorno con gli ulivi. Cammino, cammino e giungo alla meta. C’è un piazzale, una scalinata e Lui lassù. Ansiosa salgo: uno, due, sette, dieci, quaranta scalini. “Tibi Servator divine honos et gloria”: così è scritto sul marmo. Un altro piccolo piazzale con vista panoramica. Un posto così bello e a pochi chilometri dalla città! “C’è solo la statua e nient’altro!”: così mi avevano detto. Che assurdità! Eccomi qui, davanti a Te. Quante volte ti guardavo da lontano, pure dalla finestra di casa e ogni volta pensavo che un giorno sarei venuta a vederti da vicino… È un posto sacro dove il rispetto è legge e i miei occhi, dopo aver goduto tanta meraviglia, ora sono amaramente increduli perché sulla terra ci sono stracci, cartacce, sacchetti di plastica, lattine, frammenti di vetri, avanzi di cibi, immagini di nudi femminili accartocciate e scolorite… e poi siringhe. Qui non c’è nessuno che condanna o compatisce il drogato, qui tutto è tranquillo. È comodo e facile farsi. Maledetta droga! Non voglio più guardare; il male oscuro di questa terra mi opprime. Ma io posso chiudere gli occhi, passare e non curarmene? Ma… peggio per loro!
Grazie, Signore, perché io non sono come loro… io non ammetto certe cose… io so… io credo… io… io… io… bla… bla… bla. Ma questa è parola del fariseo! Oh, Signore Gesù, ero venuta a Te con trepidazione, gioivo della bellezza intorno a me, dono del Padre nostro. Pensavo che la vita è bella, la felicità è nelle piccole cose quotidiane ed ora… ora veramente sono disorientata e afflitta. Se voglio condividere il bene che provo con chi ha smarrito la strada maestra è già un passo avanti, ma chi sta male ha bisogno subito di ben altro aiuto. Tu, Signore, ci hai insegnato che si deve agire, prima di predicare. Quando ci sarà l’occasione… Però c’è qualcosa di buono che io potrei fare. Non sopporto questa sporcizia, è indecorosa e oltraggiosa. Mi mancano gli attrezzi adatti: un paio di guanti, una scopa, una paletta, un sacco per l’immondizia. Domani, sì, domani ritornerò con tutto il necessario e farò pulizia. Porterò con me qualcun altro e lo coinvolgerò nella giusta impresa. Guardo intorno per l’ennesima volta: l’azzurro del cielo, il verde degli alberi, il volto della statua, le braccia spalancate… Una portiera sbatte, un’auto scura è dietro le mie spalle, un uomo scende, un altro o un’altra, non so, è ancora dentro. Succede tutto all’improvviso, è una sconvolgente sorpresa, non mi ero accorta di nulla. Forse sono dei drogati… oh, mio Dio! Non penso più e… e fuggo terrorizzata. Forse sono soltanto turisti che ridono di me, o forse pensano di aver incontrato una povera disgraziata che si è appena bucata. Il cuore mi batte forte. Ritorno a casa sana e salva. Lui, da lassù, mi guarda ed io arrossisco. Così finisce la storia di circa vent’anni fa. Venerdì 28 giugno sperimento qualcosa di diverso. Non più sporcizia in terra, finalmente! Qualcuno ha provveduto a riportare ordine in questo angolo di Paradiso, forse gli operatori ecologici del Comune, forse bravi volontari. Arrossisco ancora per la mia promessa di pulizia non mantenuta.
Adriana Verardi Savorelli