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Al Cenacolo la Misericordia che ricrea

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

questo numero si apre con una intervista a David, un ragazzo della comunità Cenacolo di Montecastello. Del Cenacolo abbiamo già scritto diverse volte. Ricordo una intervista a un loro prete, don Massimo Marchi, che mi spiazzò sin dalle prime battute (Voce n. 22, 8 giugno 2017). Quando gli chiesi che cosa facesse prima di diventare sacerdote, lui mi rispose: «Prima? Prima mi drogavo». Questa frase, fulminante, mi ritorna in mente ogni volta che vado al Cenacolo. È raro poter assistere a un’esperienza di fede così evidente e incontestabile, che cambia così radicalmente una persona. Solo questo basterebbe per convincersi che Dio esiste e opera potentemente in mezzo a noi. Da eroinomane incallito a sacerdote: c’è al mondo qualcuno (o qualcosa) in grado di provocare un cambiamento del genere? Ebbene, su questo numero troverete un’intervista che racconta un’altra vita cambiata, trasfigurata dall’incontro con Gesù in una compagnia umana che cerca il destino buono dell’altro. Anche del più devastato di tutti. Mi sono commosso ad ascoltare la testimonianza di David, e con me anche il mio redattore Alessandro Venticinque, che mi ha accompagnato al Cenacolo. È lunga, questa intervista, ma vi assicuro che non staccherete più gli occhi dalla pagina per il desiderio di saperne di più. Quella di David del Cenacolo è una storia appassionante e incredibile, da cui si “esce” trasformati. E se dopo la lettura volete guardare in faccia la certezza lieta di David, l’appuntamento è per domenica pomeriggio alla festa del Cenacolo, nella frazione San Zeno di Montecastello. Ci vediamo lì, se vi va.

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