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Perché amo la vita

Nulla è impossibile a Dio: neanche un ragazzo di 13 anni che vuole amare la vita

Matteo ha già chiaro il valore della sua esistenza. In un tema esprime la sua gioia, e ringrazia Colui che «ci ha messo a disposizione il mondo»

Il tema che Matteo ha scritto a 13 anni

– Perché amo la vita –

Sono nato 13 anni fa e neppure una volta ho odiato la vita. Non so da dove arriva la forza che mi riempie di allegria ogni giorno di più, nonostante le frequenti avversità che si presentano lungo il percorso, ma di una cosa sono certo: la vita è la cosa più bella e cara che abbiamo nel mondo, perciò considero un privilegio questo dono e, siccome sono un ragazzo vivace, penso di amare particolarmente questo regalo a me fatto.


Le ragioni di esistere sono numerosissime e per ognuno diverse, anche se una è comune a tutti: quello di essere stati creati, per vivere, da Dio, il quale ci ha messo a disposizione il mondo da Lui creato, i monti, il cielo e altre meraviglie, anche se parzialmente rovinate dagli uomini.
Ognuno di noi ha particolari interessi personali e perciò diversi motivi per vivere. Io amo la vita per tante cose: per andare in montagna a sciare, per correre nei prati, amo vivere per tutto quello che mi rende soddisfatto e felice, perciò anche per cose banali come semplicemente correre e pensare che, però, molta gente non ha questa possibilità. Spesso è necessario un amico che ti stia accanto per non perdere questa voglia che è in ogni uomo felice. Molti, infatti, drogandosi hanno perso gli amici e anche se usciti dal giro non hanno trovato nessun interesse e si sono chiesti: “Ma, allora, perché vivo?”. Queste storie drammatiche vengono spesso risolte con mezzi altrettanto tragici che stroncano la vita, la ricca vita, che tanto ancora avrebbe potuto fare e gioire a giovani in età ancora prematura. Ho imparato così a capire l’importanza della vita, l’amo e la voglio e sono consapevole di gioie e dolori che mi saranno compagni; ma questa è la vita!
Su questo argomento mi ha particolarmente colpito il film: “Attimo fuggente” in cui si cita una meravigliosa frase: “In una notte oscura camminando in una foresta vidi due strade, una lastricata in pietra, l’altra tortuosa e ripida, presi la seconda perché volevo riempire una parte di vita, volevo succhiare il midollo della vita per non accorgermi in punto di morte di non essere vissuto”.
Anch’io voglio seguire questo modello che ammiro moltissimo e mi gonfia il cuore di gioia che, anche a denti stretti, non voglio far morire. Ho bisogno di gioia e di vita come molti altri al mondo; la vita è mia e voglio vivere a modo mio, sì, a modo mio!

Matteo Seymandi

Un legame misterioso

  • Matteo Seymandi
  • I genitori di Matteo
  • Madre Elvira
  • La Comunità Cenacolo
  • E io che c’entro?
Matteo muore il 24 ottobre 1997, cadendo dalla parete est del Mont Blanc du Tacul. Ha 21 anni: la montagna che tanto amava lo ha tradito. E dal seme della sua vita nasce qualcosa di bello. Leggete l’intervista al papà.
Rosalba e Pierluigi, i genitori di Matteo. Due esseri umani investiti da una tragedia, la morte di un figlio, che li ha interpellati nel profondo. Hanno risposto con il “sì” della fede, che è sempre consolante e creativo.
Non conosco personalmente Madre Elvira, ma me ne hanno parlato in tanti: innanzitutto i ragazzi che da lei, dal suo “sì“ a Cristo, sono stati salvati dal nulla che si era impossessato della loro vita. Una santa vivente.
La Comunità Cenacolo di Madre Elvira è un miracolo. Andate su comunitacenacolo.it per conoscerla meglio. Se volete capire che cosa significa che Cristo salva l’uomo, andate a trovarli a Montecastello.
Conosco i ragazzi del Cenacolo, Rosalba e Pierluigi. Lui, medico, ha accolto in terapia intensiva il mio primo figliolo, nato (con difficoltà) nel 1° anniversario della morte di Matteo. Mio figlio è stato battezzato Riccardo Matteo.

Andrea Antonuccio

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