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«Il ricordo non basta per cambiare l’uomo»

Sul caso Liliana Segre

Intervista alla professoressa Paola Vitale, rappresentante della Comunità ebraica ad Alessandria

Professoressa Vitale (nella foto), nelle ultime settimane l’opinione pubblica è rimasta particolarmente colpita dalla mancanza di unanimità alla proposta di legge presentata dalla senatrice Liliana Segre in Senato, per la creazione di una commissione nazionale contro razzismo, antisemitismo e odio. Le sembra che su questi temi, anche nel nostro Paese, il clima sia peggiorato e i valori non siano più condivisi?
«Molto sovente penso a una frase che mi è stata ripetuta più volte dal mio papà: “Stai tranquilla che non si ripeterà più…”. È chiaro che si riferiva al periodo in cui lui, la mia mamma, nonno Cesare e molti altri parenti avevano vissuto nell’incubo delle persecuzioni. Io non ho mai saputo da loro la verità su quanto hanno veramente subito, ma crescendo mi è venuta la curiosità di sapere e mi sono messa a leggere tanti libri, il cui contenuto mi ha chiarito la tragedia che loro avevano vissuto. Speravo che veramente tutto ciò potesse non succedere più, ma mi sto accorgendo che l’odio e l’insofferenza nei confronti degli ebrei sta di nuovo tornando e in particolare in questo periodo si sono verificati fatti disgustosi che fanno molto riflettere».

Per non parlare poi dei molti insulti e minacce che ogni giorno, grazie anche all’anonimato, riempiono i social nei confronti di persone, come Liliana Segre, che esprimono un pensiero limpido e non ambiguo.
«È stata certamente una notizia positiva quella della onorificenza data dal Presidente della Repubblica a Liliana Segre, nominandola “Senatore a vita”. Anche questo ha creato però situazioni spiacevoli, che nei confronti di una signora di 90 anni, reduce da Auschwitz non avrebbero neppure dovuto essere pensate».

Liliana Segre

Ogni anno vengono divulgati dati allarmanti sugli episodi di antisemitismo nel mondo e in Italia (www.osservatorioantisemitismo.it). Soltanto nel 2018, nel nostro Paese, si sono verificati 197 episodi, con una crescita del 60% rispetto all’anno precedente. Sono numeri preoccupanti.
«Purtroppo il mondo sta attraversando un periodo buio per molti motivi e non solo gli ebrei sono di nuovo in pericolo, ma come ripete giustamente papa Francesco molti cristiani nel mondo sono perseguitati solo perché professano una fede considerata pericolosa. Soprattutto in Asia e in Africa fatti orribili si susseguono, come ciò che è successo la domenica di Pasqua, nella quale 258 cristiani sono morti in un attentato in Sri Lanka. Accade lo stesso in Cina, dove l’etnia degli Uiguri, di fede musulmana è perseguitata pur essendo soltanto lo 0,6 della popolazione».

Pensando soprattutto alle giovani generazioni viene da chiedersi: fare memoria del passato oggi basta ancora? Cosa ci è chiesto di fare?
«La nostra situazione dovrebbe far riflettere gli adulti che a loro volta hanno, o meglio dovrebbero avere, il compito di educare i giovani a capirsi, ad aiutarsi e a comprendere che fra di loro non vi è alcuna diversità che giustifichi quei delitti che in passato e oggi si ripetono nei confronti di una o di un’altra etnia. Io penso che ci dovrebbe essere solo un poco di umanità e di riflessione in più sul fatto che siamo stati tutti creati da un Creatore che certamente non voleva che ci odiassimo così tanto. Il Congresso internazionale delle Comunità Ebraiche, che si è tenuto a Parigi poco tempo fa, ha messo in risalto il fatto che migliaia di Ebrei di nuovo se ne vanno dall’Europa verso Israele per paura del clima di insofferenza che sta salendo poco a poco, come dimostrano fatti avvenuti in Francia e in Germania in questo ultimo periodo. Nel 1945 si pensava che finalmente il mondo si sarebbe pacificato, così però non è stato. Io sono dell’avviso che la sola memoria di quello che è accaduto non basterà a cambiare gli esseri umani, ma ci vorrà l’esempio di buona volontà di coloro che, oggi e ieri, sopportano e hanno sopportato la bestialità dei propri simili».

Don Stefano Tessaglia

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