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Le verità nascoste: 30 casi di storia manipolata

La recensione

Il nuovo libro del giornalista e storico Paolo Mieli edito da Rizzoli

Se i fatti sono incontrovertibili, le interpretazioni di essi sono oggetto di discussione da parte dei cronisti prima e degli storici poi. Il giornalista Paolo Mieli (nella foto in copertina) adduce numerosi esempi a sostegno di questa tesi in “Le verità nascoste” (Rizzoli, pag. 330, euro 19,50). Il libro è articolato sul racconto di verità o indicibili o negate o capovolte. Esaminiamo alcuni esempi. Le verità indicibili. Viene smontata la leggenda sullo sbarco alleato in Sicilia del 1943 come frutto di un accordo tra mafia e servizi segreti degli Usa. Viene negato che «i fascisti, ancorché politicamente nefasti, siano stati sostanzialmente onesti» (p. 59). Si rileva che pochissimi intellettuali e cronisti italiani si sono pentiti dell’ammirazione per il dittatore cinese Mao. Le verità negate. Spartaco e i suoi compagni schiavi non combatterono per stabilire la giustizia ma per sfuggire alla propria condizione. Il sacco di Roma del 410 d. C. non fu devastante perché altrimenti il re visigoto Alarico non avrebbe potuto usare la città come merce di scambio. Il Medioevo non fu un periodo di tenebre e di stasi tecnica e culturale. Le verità capovolte. Il beato Pio IX all’inizio del suo ministero petrino (1846) è «un capo di Stato che si illude di cavalcare l’onda della popolarità e che non sa calcolare cosa potrà capire quando quell’onda andrà ad infrangersi su uno scoglio ben visibile fin dall’inizio del suo pontificato»; da qui il monito a «qualunque uomo pubblico illuso che un cedimento all’adulazione delle masse non comporti, prima o poi, il pagamento di un prezzo. La più pericolosa delle illusioni» (p. 206).

Agghiaccianti furono le condizioni di vita degli ebrei nel mondo arabo prima dell’esistenza dello Stato d’Israele. Mieté più vittime l’influenza spagnola che la Prima guerra mondiale, gli assembramenti per la conclusione della quale contribuirono a diffonderla, e che peraltro non era cominciata in Spagna Europa ma negli Stati Uniti. Un piccolo lapsus lo fa anche il volume, indicando erroneamente a p. 277 Benedetto XVI come colui che nel 2014 canonizzò Giovanni Paolo II: in realtà a quella data egli si era già ritirato. La conclusione dell’opera è la proposta di un «sano esercizio della dimenticanza» (p. 287) o «terapia dell’oblio» (p. 291), il cui archetipo è rintracciabile nel politico ateniese Trasibulo, che nel V secolo impose alla fine della guerra civile un «patto dell’oblio» che si rivelò efficace per la riconciliazione. Il libro si legge in maniera scorrevole e piacevole, mostrando che in fondo la tentazione di piegare il reale alle proprie idee è sempre in agguato. Non a caso papa Francesco nel documento programmatico del suo pontificato, l’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, richiama che «la realtà è superiore all’idea».

Fabrizio Casazza

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