Cinquantesima edizione per il Carnevale di Rivarone
La storia tra Lurens e businà
Domenica 23 febbraio a Rivarone, nella piazza dell’ex Asilo, si festeggerà la 50a edizione del Carnevale. Dalle 15 partirà la sfilata dei carri allegorici, a seguire la lettura della businà 2020 e strofe delle vecchie edizioni, quelle che entrarono nelle espressioni e nel linguaggio rivaronese. A seguire, premiazione dei “Veterani promotori del Carnevale”. La festa terminerà con pentolaccia per i bambini, vin brulè e farciò per tutti. Sarà allestita inoltre la mostra fotografica “Sinquant’an ad Carvà”, con foto provenienti dall’archivio di don Franco Torti (leggi anche Il 50° di parrocchia di don Franco Torti). La manifestazione è organizzata da Soms e dall’associazione Arca con il patrocinio del comune. Ma qual è la storia del carnevale di Rivarone e della sua businà?
La leggenda narra che nel 1931, la Madama Lucrezia Zoccola Gamondio, benefattrice del paese (la quale offrì la sua proprietà per l’istituzione dell’Asilo infantile nel 1920, e quest’anno ricorre il centenario della donazione), un giorno, proveniente col suo calesse da Montecastello ebbe un brutto incidente. Nei pressi della Cascina Rossa di Rivarone, il suo cavallo si imbizzarrì mettendo in pericolo la signora. Ecco che in quel momento, “Lurens”, un contadino che stava tornando a casa dai campi, intuita la disgrazia che sarebbe potuta accadere, accorse in aiuto e salvò la vita alla Madama Lucrezia. Tuttavia, nell’intento, una ruota del calesse urtò una gamba del paesano che restò zoppo tutta la vita. Lucrezia, in segno di gratitudine le donò un terreno nei pressi dell’incidente. Da allora, quella regione è chiamata “Lurensa”. Sebbene la tradizionale businà in dialetto veniva recitata già dalla notte dei tempi (è provato che nel 1930 venisse già declamata), il vero e proprio Carnevale nasce nel 1970, grazie alla grande determinazione di don Franco Torti: l’89enne parroco arrivato nel 1969 che proprio lo scorso anno ha celebrato i suoi 50 anni di parrocchia. Furono creati i primi carri allegorici e continuò la grande tradizione della businà in vernacolo recitata dai grandi artisti: Luigi Vaccario, Giovanni Omodeo ed Emilio Canonico.