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Karol: l’uomo, il Papa, il Santo

A 100 anni dalla nascita la figura del Papa polacco, la sua eredità anche nella nostra diocesi

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Quella frase che mi ha aiutato a decidere della mia vocazione |

«Io purtroppo personalmente non l’ho incontrato però ho partecipato alla sua visita apostolica a Siedlce il 10 giugno 1999: l’ho visto da lontano, avevo 17 anni. La Messa che ha celebrato mi ha lasciato un’impronta nel cuore: ho percepito il Papa quasi come fosse un mio amico». Don Marius Swider, classe 1982 è nato in Polonia in una piccola città, Lukow, ed è stato ordinato sacerdote nel 2010. Durante gli studi a Roma ha offerto il suo servizio pastorale nella nostra diocesi, nella parrocchia della Madonna del Suffragio e nel Santuario della Beata Vergine della Creta a Castellazzo. «Ho lasciato un pezzo del mio cuore ad Alessandria, perché ci sono dei miei carissimi amici. Spero di poterci tornare presto».

Quando ragionava sulla sua vocazione, a don Mariusz venivano sempre in mente le parole del Papa, pronunciate all’inizio del suo pontificato: «”Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo.

Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!”: io vedo Giovanni Paolo II come un grande santo e un amico di Gesù, le sue parole mi hanno aiutato a scegliere. Studiando a Roma avevo la possibilità di pregare spesso presso la sua tomba in San Pietro. Dopo la sua morte ogni giovedì mattina alle 7 viene celebrata la Messa in polacco, nella cappella di San Sebastiano in San Pietro. Io quasi ogni giovedì ho pregato là insieme a quasi 100 preti, tutti polacchi e con il cardinale Krajewski, è stata una sua idea di fare quella Messa. Ora che sono tornato in Polonia riascolto quasi sempre la predica grazie a Internet: la celebrazione viene infatti trasmessa su Radio Maria». «Papa Wojtyła ha cambiato non solo me, ma tutta la Polonia. Grazie a lui ha avuto inizio tutto il movimento della liberazione dal regime comunista, grazie a lui è nato il movimento Solidarnosc. Noi polacchi ricordiamo molto bene la sua frase che ha pronunciato con forza durante il suo pellegrinaggio: nel 1979 ha detto a Varsavia “Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di questa Terra!”. Ha chiesto una benedizione per la Polonia e da questo momento la situazione ha cominciato a cambiare totalmente. Secondo me la situazione politica e religiosa in Polonia oggi è un frutto della sua preghiera e della sua benedizione».

L’emozione che si ha quando ti avvicini al Vangelo |

«Ho incontrato papa Giovanni Paolo II per la prima volta nel giugno del 1999, – racconta don Vincenzo – mi trovavo a Roma per il capitolo generale della congregazione a cui appartenevo, quella dei padri mariani». Don Vincenzo Pawlos è il rettore del santuario della Beata Vergine della Creta a Castellazzo (conosciuta anche come la “Madonna dei centauri”): è nato in Polonia da una famiglia numerosa (13 fratelli) nel 1968 ed è diventato sacerdote in Brasile nel gennaio del 1999. Il suo primo faccia a faccia con papa Wojtyła è stato subito intenso: «Dopo il capitolo generale, dove sono stato scelto come economo, noi rappresentanti della congregazione abbiamo avuto un incontro privato di 40 minuti con lui. Io all’epoca ero un sacerdote novello, e gli ho solo chiesto di pregare per me».

Ma non è stata l’unica occasione di aver a che fare con il Santo Padre: «Ogni mattina il Papa celebrava alle 7 del mattino in una cappella privata la messa: ho avuto la possibilità di concelebrare con lui una decina di volte.

Ricordo ancora quando Dziwisz, il segretario personale di Giovanni Paolo II mi chiese di leggere il Vangelo: tremavo come una foglia. Dopo la celebrazione, il Papa mi disse: “Come tremavi mentre leggevi!”. Io gli risposi che per me era stata un’emozione fortissima, e lui mi disse “questa emozione è quella che dovresti avere sempre quando ti avvicini al Vangelo”. Quello che mi porto nel cuore del suo pontificato, oltre a questi momenti e a tutte le sue encicliche, è la forza con cui sottolineava che Gesù è l’unico vero redentore di tutti gli uomini di ogni tempo e nazione».

Quella giornata insieme con il Papa |

«Durante il quarto viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Polonia e il primo nella patria rinata, il Papa visitò Płock, dove io ero uno studente del seminario diocesano in preparazione al sacerdozio» racconta don Dariusz Gudajczyk, parroco di Santo Stefano a Bassignana e nella chiesa della Beata Vergine Assunta di Mugarone.

«Lo slogan del suo pellegrinaggio era: “Rendete Grazie a Dio, non spegnete lo Spirito”. Era il 7 giugno 1991, solennità del Sacro Cuore di Gesù. In quel giorno, per la prima volta da vicino, ho avuto il privilegio di provare le emozioni e ascoltare gli insegnamenti di quell’uomo che chiamavamo “il Papa dei giovani“. Per me, che ho maturato la mia vocazione sacerdotale durante il suo pontificato, questo incontro è stato di particolare importanza. Quello che mi ricordo di più di quel giorno è che papa Wojtyla stava parlando alla folla, ma io avevo l’impressione che stesse parlando con me. Nonostante i suoi numerosi impegni non mostrava nessuna stanchezza. Attraversando le vie della città, trovava il tempo per fermarsi con le famiglie, accarezzare un bambino o benedire un malato. Anche quando si è fermato con noi seminaristi, mentre tornavamo dalla messa, ha dimostrato tutta la sua semplicità e la sua cordialità di accoglienza verso l’altro. Gli occhi profondi, lo sguardo che dialogava, anzi direi che penetrava il cuore. E dopo, quel sorriso indimenticabile. Ancora oggi quando ricordo quel giorno provo una gran gioia e pace. In quel pellegrinaggio, per la prima volta in Polonia, si è svolto l’incontro del Santo Padre Giovanni Paolo II con i detenuti nella prigione di Płock, dove da seminarista svolgevo le pratiche pastorali. Parlando ai prigionieri che Dio è ricco di misericordia, il Papa spontaneamente è entrato in mezzo a loro senza alcun preavviso o nemmeno consenso da parte delle guardie del corpo. Mi ricordo negli occhi degli ufficiali, monsignori e tutti noi un grande spavento, negli occhi dei prigionieri le lacrime di commozione e in mezzo a tutta questa “silenziosa confusione” un dolce sorriso di Giovanni Paolo II. La sera ci siamo riuniti in gran numero di fronte alla residenza episcopale e, con il nostro canto e la nostra preghiera, abbiamo invitato il Santo Padre, come facevano a Cracovia, alla finestra. Come al solito in tali situazioni, anche questa volta, il Papa non si è lasciato “desiderare” per molto tempo. Si è affacciato alla finestra e come se volesse divertirsi con noi ha intonato l’appello di Jasna Góra. “Maria, regina della Polonia, sono vicino a te, mi ricordo di te, veglio!”».

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Interviste a cura di Zelia Pastore

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