Intervista a don Egidio Deiana, parroco della “don Bosco”
Le celebrazioni con il popolo sono ricominciate, ma l’esperienza accumulata nel difficile periodo del lockdown non andrà perduta: a cominciare dai passi in avanti nel mondo dello streaming. Per permettere a tanti fedeli che non possono o non se la sentono di venire di persona a Messa, prosegue la trasmissione online delle messe. Il vescovo Guido Gallese, in particolare domenica 24 maggio, concelebrerà nella parrocchia di San Giuseppe Artigiano. Proprio quella domenica si celebra la festa di Maria Ausiliatrice: oggi andiamo a raccontare insieme con il parroco, don Egidio Deiana (leggi anche Don Egidio Deiana: «I giovani non sono il problema» ), quali soluzioni ha messo in campo la parrocchia in questi tempi difficili segnati dall’emergenza coronavirus.
Don Egidio, che significato ha per voi salesiani questa ricorrenza dedicata alla Madonna?
«Per noi è la festa della mamma, della maestra e guida della nostra storia come famiglia salesiana di don Bosco e di ciascuno di noi consacrati. Perché entrando nella grande famiglia dei Salesiani, ci siamo fatti prendere per mano da lei. Celebrare questa ricorrenza significa festeggiare la propria casa e la propria famiglia, la storia della tua vocazione, la storia del tuo lavoro pastorale improntato alla presenza di questa mamma. Maria Ausiliatrice è la madre di ogni nostra opera, che ci aiuta a vivere serenamente su questa terra e per l’eternità. È colei che è presente nelle difficoltà e soprattutto ci porta a Gesù in modo vincente».
Come la organizzerete quest’anno nella chiesa di San Giuseppe Artigiano?
«Sicuramente la presenza del vescovo è un bel modo di festeggiare: stiamo organizzando una messa all’aperto, che verrà anche trasmessa sui canali social della diocesi. Al termine della celebrazione, che è comunque la solennità dell’Ascensione, faremo l’affidamento comunitario all’Ausiliatrice. Ci siamo anche molto concentrati sul lavoro preparatorio di preghiera: abbiamo cercato di raggiungere più persone possibili attraverso i rappresentati del consiglio pastorale e dei vari gruppi. Siamo partiti dalla preparazione alla Pasqua, per arrivare al mese di Maria Ausiliatrice, dal 24 aprile al 24 maggio, e continueremo fino alla Pentecoste, il 31 maggio».
E come avete sostenuto la preghiera individuale?
«Il nostro “supporto spirituale” è stato principalmente un invito alla preghiera quotidiana, possibilmente il Rosario. Per stare vicino alle persone e aiutare a fare una preghiera più partecipata ho raccolto un centinaio di voci di bambini, ragazzi e adulti che recitavano l’Ave Maria. Mentre il Padre Nostro è recitato da un confratello della comunità e l’introduzione ad ogni mistero è fatta da me, il montaggio l’ha fatto Walter Scarfia, un parrocchiano. Si riceve il file via whatsapp, e ognuno può pregare quando è più comodo. Ho la sensazione che qualche centinaio di persone e famiglie sia coinvolto in questo “rosario vivente”».
Come vi siete organizzati per stare vicino ai fedeli durante il lockdown?
«Per sostenere l’educazione a un sentimento ecclesiale, invitavo i fedeli a seguire le celebrazioni con il Papa in tv o a guardare le pillole antivirus del vescovo. Dalla Quaresima in poi ho iniziato a inviare un messaggio vocale ogni mattina, contenente un mio pensiero che ognuno poteva inoltrare a chi desiderava. Un richiamo al Vangelo del giorno o a una riflessione sull’esperienze di missionari devoti di Maria Ausiliatrice originari dell’alessandrino. Settimanalmente ai bimbi del catechismo e alle famiglie arrivavano proposte operative sulle tematiche che il cammino quaresimale richiama, integrando con il percorso formativo dell’anno».
Avete ricevuto feedback su questi mezzi 2.0?
«Sì, e mi hanno fatto capire che c’è fame di parole buone. Qualche giorno fa mi ha chiamato una signora e mi ha detto: “Lei non mi conosce, ma una mia amica mi ha passato il suo vocale e volevo ringraziarla perché mi ha fatto tanto bene”. Io affido tutti al buon Dio. Sono un parroco di periferia, con scarse risorse. Magari nelle grandi città ci sono organizzazioni straordinarie che fanno grandi iniziative, ma noi con i nostri piccoli gesti volevamo semplicemente evitare che le persone si sentissero sole. E poi questi messaggi sono un “gancio” per chiedere alle persone come stanno: i ragazzi del catechismo li abbiamo chiamati, per far percepire che eravamo loro compagni di viaggio anche in questo periodo. Quando abbiamo iniziato la Quaresima ho invitato tutti a creare in casa l’angolo “bello” dello spirito, dove ritrovarsi a dire una preghiera: avevo consigliato di mettere un crocifisso, un’icona della madonna, dei fiori e un lumino Mi sono arrivate più di un centinaio di foto con soluzioni davvero molto creative».
E sul versante della carità?
«In parrocchia è attiva la San Vincenzo, legata anche alla Caritas. Sono decine le famiglie assistite dal loro lavoro. In questo periodo, venendo meno altre realtà simili in città, noi abbiamo proseguito. D’intesa con la san Vincenzo, hanno preso l’impegno l’incaricato dell’oratorio e alcuni giovani volontari. Ogni 15 giorni, al lunedì e martedì, quasi 200 persone sono passate a ritirare i pacchi viveri. La collaborazione è stata enorme anche da parte di famiglie, parrocchiani, Cooperatori salesiani e Banco alimentare. Anche con il contatto sociale alle persone anziane, sole, bisognose è proseguito con una chiamata, un messaggio, e naturalmente la preghiera. La nostra comunità salesiana ogni giorno, nei suoi tempi di preghiera e celebrazione, si faceva e si fa carico delle intenzioni che arrivano da tutta la realtà parrocchiale».
Che cosa chiedi quest’anno a Maria Ausiliatrice?
«Ogni giorno le chiedo qualcosa, ma se dovessi fare una selezione delle cose più importanti direi sicuramente la serenità e l’armonia nel cuore delle famiglie, perché l’istituzione della famiglia era già bombardata da prima del coronavirus. Ovviamente l’attenzione ai giovani, speranza di presente e di futuro: forse usati come slogan, ma poco ascoltati e poco aiutati in educazione e responsabilità. Poi chiederei anche, a lei che è madre, di far arrivare ai più lontani nella fede un’opportunità di incontro con Gesù, l’unico in grado di appagare ogni esistenza».
Zelia Pastore