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Come stanno i preadolescenti oggi?

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli

Dottoressa Camilli, in questa strana estate del 2020 ci aiuterebbe a capire lo stato di salute dei preadolescenti? Innanzitutto, chi sono i preadolescenti?
«Definiamo preadolescenza l’età che va dagli 11 ai 14 anni, mentre di adolescenza vera e propria si parla dai 14 ai 18 anni. È sempre difficile definire dei limiti in quanto la varietà e la diversità individuale a livello di maturazione psicofisica è sempre molto soggettiva. In pediatria si parla di influenza genetica, cioè quella legata alla trasmissione di caratteri ereditari presi dai genitori, ma vanno considerati anche i fattori “epigenetici”. Con questo termine si intende l’influenza che sia l’ambiente sociale (e quindi familiare in primis, ma anche la frequenza con i coetanei) sia l’ambiente fisico, quindi l’inquinamento chimico e fisico (elettromagnetico), possono avere sullo sviluppo fisico e soprattutto psico-emozionale del ragazzo o della ragazza».

E quali sono le difficoltà che stanno vivendo questi ragazzi oggi?
«In questo momento si “slatentizzano” più facilmente, cioè emergono da ciò che è latente, problematiche già evidenti in epoca pre-coronavirus: le condizioni più diffuse sono in generale i disordini del comportamento e i deficit di attenzione e concentrazione (ne soffrirebbe il 40% dei ragazzi presi in esame da uno studio americano). Abbiamo inoltre ansia e depressione (per un altro 40% del campione intervistato): a loro bisogna aggiungere una quota importante di ragazzi che soffrono di “Internet addiction disorder” e cioè un disturbo compulsivo – impulsivo con effetti di dipendenza, che coinvolge l’uso della rete. Inoltre, dobbiamo constatare che aumentano sempre di più i ragazzi affetti da sovrappeso e obesità».

Tra le fatiche dei preadolescenti di oggi ce n’è una su cui vorrebbe portare l’attenzione dei genitori?
«Vorrei parlare di uno dei fenomeni più preoccupanti del disagio giovanile: il bullismo, parola di provenienza anglofona che indica il fenomeno delle prepotenze tra ragazzi nel contesto di un gruppo. Può essere sia fisico che verbale che psicologico, e può essere ripetuto e programmato. Il bullismo decresce con l’età, ma un’incidenza molto alta si riscontra nella scuola secondaria, quindi proprio in quella dei preadolescenti. Purtroppo si riscontrano anche fenomeni di bullismo che coinvolgono bambini di 7 – 8 anni. Spesso, il punto fragile è l’emotività e l’autostima del soggetto bullizzato e l’eccesso di autostima e narcisismo del gruppo bullizzante. Per prevenirlo e contrastarlo, l’importante è osservare i nostri bambini e ragazzi per renderci conto se presentano segnali di violenza, graffi, lividi, tagli, vestiti strappati, libri sgualciti, o se non hanno più con sé lo zaino, il giubbotto o capi di vestiario. Altri indicatori sono i problemi di sonno, l’inappetenza, se rifiutano di partecipare alle feste e se rubano soldi ai genitori».

(fine prima parte – continua)

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