“Fede e medicina” di Franco Rotundi
La scuola, i giovani, la famiglia, la crisi demografica, la Nazione: sono problemi soltanto di carattere sociale, in cui il medico non ha modo d’intervenire, dicendo la sua? La Medicina, che si occupa della salute della persona-individuo e di ogni comunità, è in realtà la scienza più “sociale” che esista (leggi anche Per ripartire servono i medici).
Abbiamo assistito di recente alla paralisi della scuola e dell’economia del nostro Paese: anche di altri, ma, guarda caso, noi più di tutti. La reclusione di una intera popolazione di vecchi e giovani per limitare ragionevolmente, ma in modo non sempre appropriato un contagio virale prima sconosciuto che ha prodotto vittime con un’età media di 80 anni circa. Più di 30mila morti, dunque una generazione quasi estinta: di vecchi, mentre un’altra generazione (tra l’altro in Italia sempre più minoritaria) di giovani senza scuola, senza cultura, senza lavoro, soprattutto ora, senza prospettive.
Merito o colpa della politica? Certamente sì, ma con un’indicazione di prevenzione, trattamento e comportamento da parte dei medici, poco concordi all’inizio, ancora meno durante la fase acuta, peggio ora discordi nel dare risposte per la ripresa. Soprattutto della scuola, soprattutto per i giovani.
La responsabilità “clinica” di creare una generazione di ignoranti, con poche reazioni anche da parte dei “medici della scuola” che sono gli insegnanti, atterriti anziché attirati, risulta del tutto evidente. Il compito della medicina nell’affrontare il primo problema della nostra Nazione, cioè il problema demografico, è ancora più importante per il futuro. È questione clinica, prima che morale, curare per esempio l’infertilità di coppia, così diffusa oggi, proponendo stili di vita consoni alla procreazione, nella stessa maniera che il comportamento è la prima terapia della ipertensione, aterosclerosi e delle cardiopatie.
La menopausa ostetrico ginecologica andrebbe “insegnata”, prima ancora che curata, visto che la prima causa di infertilità è proprio la programmazione tardiva di una gravidanza, magari dopo anni di contraccezione farmacologica e questa verità clinica elementare diventa quasi scomoda da fare accettare, contro interessi ideologici ed economici. Elementare e clinico come dire che le “convivenze” sono percentualmente più sterili, proprio perché si “rimanda” nel tempo un progetto di vita che il tempo rende “clinicamente” difficile. Forse basterebbe che il medico dicesse la Verità: «La Verità vi farà liberi». Il medico deve dire la Verità, soprattutto ora.