Il #granellodisenape di Enzo Governale
La fotonotizia
«Carlo ha portato frutti per tante persone, ha aiutato tante anime ad avvicinarsi a Dio. Tanti ci hanno segnalato miracoli, grazie speciali e conversioni» ha raccontato ad AgenSir la mamma del giovane, Antonia Salzano. Il ragazzo, morto nel 2006 a causa di una leucemia fulminante, «ha portato Dio nella vita quotidiana, nella scuola, in famiglia, con gli amici, ovunque andasse».
Sabato 10 ottobre verrà beatificato ad Assisi: «Il mio auspicio è che Carlo possa essere un incoraggiamento per tanti giovani a non perdere la speranza e soprattutto a non perdere il rapporto speciale con Dio, anzi mettendo Dio al primo posto come ha fatto lui» aggiunge la mamma.
«Per molti è già il santo di Internet, di queste relazioni fatte di contatti senza contatto»
Questa è la settimana di Carlo Acutis. Se fosse ancora tra noi a descrivere questo evento, oggi, direbbe che è “trend topic”, ovvero un argomento molto discusso sui social network. Sicuramente avrebbe la sua pagina “social” dalla quale lancerebbe video interviste, approfondimenti e intenzioni di preghiera. Carlo è morto quando aveva 15 anni e quando internet stava iniziando a diffondersi, era il 2006. Di lì a poco sarebbe uscito il primo iPhone, l’oggetto che ha rivoluzionato le nostre vite. Ancora prima di questa rivoluzione però, Carlo aveva capito le potenzialità “spirituali” di questo strumento che definiva come «veicolo di evangelizzazione e di catechesi».
«Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie», aveva profeticamente scritto prima di morire; ed effettivamente, se oggi ci guardiamo attorno, è proprio così. Ci sono molte fotocopie e pochi pezzi originali: non perché sono nate così, ma perché vivono la loro esistenza lontane da ciò che può dare loro la forza di rimanere un pezzo originale: Chi ti ha creato. «Certo, uno non è che nasce santo. Lo diventa piano piano» ha detto la madre di Carlo in un’intervista. Aveva la forza di riconoscere i suoi piccoli difetti e, con il tempo, anche correggerli. Credo sia questo l’allenamento che ci permette di rimanere un’opera unica, originale.
Ma quali sono gli strumenti che rendono possibile questo percorso? Facile: un desidero grande di santità, Messa, Comunione e Rosario quotidiano, una razione giornaliera di Bibbia, un po’ di Adorazione eucaristica, la confessione settimanale, la disponibilità a rinunciare a qualcosa per gli altri. Questi elementi componevano la vita di Carlo Acutis, che aveva un obiettivo chiaro: rimanere originale, ovvero diventare santo. Il 10 ottobre ad Assisi avverrà il primo passo ufficiale verso la sua desiderata santità, diventerà beato, ma per molti è già il Santo di Internet, dei social network, di queste relazioni fatte di contatti senza contatto.
Uno dei motivi per cui sarà beato è il miracolo riconosciuto a Carlo: riguarda un bambino nato con il pancreas biforcuto, quasi diviso in due, che non poteva mangiare cose solide. Dopo l’intensa preghiera e una reliquia inviata dalla madre di Carlo, il bambino inizio a mangiare cose solide e a stare bene. Il pancreas era nuovo, come se non avesse mai avuto niente. In questi giorni, nella settimana di Carlo, abbiamo visto foto e video del suo corpo, vestito con i jeans, una felpa e delle scarpe da ginnastica “firmate” (segno evidente che era ben incarnato nel mondo, non era un outsider). Le foto utilizzate lo ritraggono sorridente e con i riccioli al vento.
Non so se la scelta della foto e di fargli indossare quei vestiti nell’urna è stata casuale o ragionata; di certo so che vorrei una Chiesa fatta così: spettinata e con le scarpe da ginnastica. Una Chiesa che si sappia muovere nel mondo con disinvoltura, che venga riconosciuta solo per il suo sorriso e non per il suo abbigliamento desueto o addirittura anonimo. Una Chiesa che non si protegge con una camicia, ma che accoglie con una felpa e un paio di jeans.