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Chi vuole amare deve imparare a rinunciare

Il #granellodisenape di Enzo Governale

La fotonotizia

L’Alto Adige ha inaugurato, come capofila in Italia, l’anno scolastico post Covid. Sono 91.797 in tutto i bambini e ragazzi che lo scorso 7 settembre sono tornati all’asilo e sui banchi di scuola dopo una pausa durata dal marzo scorso, ovvero esattamente sei mesi.

Il ritorno a scuola porta con sé nuove sfide proprio a causa delle speciali misure di sicurezza derivanti dalla necessità di prevenire una ulteriore diffusione della pandemia di coronavirus. Quest’anno ci saranno gruppi stabili, misure igieniche estese e speciali precauzioni di sicurezza.

Chi vuole amare deve imparare a rinunciare

Si riparte! Non importa come, se dal vivo o attraverso strumenti di comunicazione, quello che importa è avere la possibilità di ripartire: questo è già un grande dono. E non lo dico per fare il verso al “fantasma” del Covid che si avvicina nei nostri cuori ad ogni grado centigrado in meno della temperatura atmosferica, ma è un lasciare andare, abbandonare, perché in fondo noi non possiamo controllare davvero nulla. Un po’ come accade quando lasciamo cadere le nostre protezioni emotive, quando tiriamo un bel respiro e ci tuffiamo in una scelta o giriamo l’Italia vagando per santuari mariani alla ricerca di una risposta che poi, fatalmente, troviamo solo al nostro ritorno a casa, lì dove siamo chiamati a vivere la vita.

Più vado alla ricerca di risposte, più trovo questa: “Se vuoi imparare ad amare, devi imparare a rinunciare” o, se preferite: “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.

È anche l’invito del Vescovo per questo nuovo anno pastorale (la settimana prossima scopriremo la nuova Lettera pastorale): non possiamo vivere di “previdenza”, ma di “provvidenza”. Chi si nutre di previdenza, chi progetta al millimetro la propria vita e le relazioni che la costruiscono è un po’ come chi vuole salvarsi da solo: è destinato a perdere la propria vita e ad usare la propria felicità come merce di scambio per ottenere i risultati che si è prefissato. Chi si nutre di provvidenza, chi si fida dello sguardo eterno di Dio e cerca (riuscirci è davvero difficile) di mettere la bellezza della propria vita nelle mani del Signore, è come chi perde la propria vita per causa Sua: la troverà. Già su questa terra.

Ma cosa vuol dire: “Chi vuole amare deve imparare a rinunciare”? Rinunciare a cosa? Lo fa un genitore quando capisce che il figlio ha bisogno di vivere la propria vita e deve rinunciare ai propri desideri sul suo futuro; lo fa l’innamorato quando capisce che l’altra persona è ad un punto diverso della strada e deve rinunciare a trasformare quell’incontro amoroso in un destino; lo fa il maestro quando si lascia superare dall’allievo e rinuncia al suo primato.

Rinunciare significa dire: questo mi basta. Quello che ho vissuto fino a qui è il massimo che in questo momento della mia vita posso realizzare. Significa essere felici. Non significa arrendersi, avere bassi obiettivi nella vita o non mettersi mai alla prova: significa imparare a conoscersi e riconoscere le proprie possibilità. Inoltre, significa mettere sé stessi e l’altro in una condizione di libertà. Noi siamo liberi da obblighi morali, bisogni e condizionamenti, l’altro è libero di potersi giocare la vita, di superare il confine, di realizzarsi. Vogliamo dirla più romanticamente? Significa amare. L’amore è quella cosa che meno la vedi, più sei certo che esista.

Esattamente come un credente non guarda sé stesso, ma il Signore (che non si vede). Se tu guardi te stesso, con le tue forze, difetti e capacità ti disperi, se tu guardi al Signore non solo “ti basta”, ma addirittura “avanza”.

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