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Quando non c’è la testa, le gambe non bastano

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

I tempi della carta stampata sono impietosi, ma quanto fascino in più rispetto alle moderne notizie sparate, spesso con fondamenta tutte da verificarsi, sul web! L’osservazione sorge spontanea pensando che, quando i miei due o tre lettori scorreranno queste poche righe, l’Alessandria avrà già disputato la sua ultima partita del 2020, in quel di Crema contro la Pergolettese, ed io sarò apparso alla stregua di imperdonabile pessimista, ovvero troppo indulgente perché l’unica partita su cui posso fare, di buon grado, una riflessione, è quella clamorosamente non vinta con la Pro Sesto.

Già, poiché talune non-vittorie possono far più male di una sconfitta. Nello specifico, l’incontro di domenica avverso la squadra di Sesto San Giovanni – l’ultimo dell’anno solare in riva al Tanaro – dovrebbe essere studiato nei corsi per allenatore come perfetto esempio di partita già vinta eppur pareggiata.

Ad essere più esplicativo, la Pro Sesto era quivi giunta inseguita dallo spettro d’un filotto di sconfitte consecutive e, sia pur senza rinunciare a proporre qualche interessante iniziativa con alcuni dei suoi uomini più talentuosi (su tutti Scapuzzi e Palesi), l’evidente timore di sbagliare ed esser sopraffatta da un’Alessandria di contro reduce da un ottimo periodo. E una simile paura era stata palpabile soprattutto nel primo tempo, allorquando non c’era praticamente stata reazione al gol di Eusepi (nella foto in alto) ed anzi i lombardi avevano generosamente concesso metri di campo ai Grigi consentendo loro di esibirsi in un possesso palla forse mai visto prima in questo campionato, neppure in casa contro l’Olbia (occasione della vittoria più rotonda).

Ed è proprio qui che i nostri sono mancati: a dispetto della partita nelle proprie mani, i Grigi non sono più stati capaci di tirare in porta, nemmeno una volta dopo il gol d’Eusepi; così, allentando pian piano la morsa sugli antagonisti, questi hanno preso a produrre qualche iniziativa via via più audace fino all’incredibile rigore del pareggio (nella foto qui sopra).

La morale è che, senza addentrarsi in sottili disamine tecniche, basta osservare come l’incapacità di pigiare sull’acceleratore e piazzare il colpo del knock-out ad un avversario alle corde, fino a farsi sfuggire una vittoria già in tasca, significa non avere la testa né il carattere per pensare in grande, e ciò a prescindere dalle gambe e dai piedi che, continuo a pensarlo, restano di prim’ordine, almeno per una Serie C.

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