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Tra Arrigo Sacchi e gli 883…

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

«Geometrie verticali e pronostici da rispettare, sbarramenti frontali: ma se corri più forte la fortuna rimane a guardare»: sono alcuni versi di una canzone di Edoardo Bennato degli Anni 80 che fece da sigla alla “Domenica Sportiva” di quell’anno. In Italia, almeno dalla fine degli Anni 80, cioè da quando si affermò prepotentemente la filosofia di Arrigo Sacchi (che, a ben guardare, non aveva inventato nulla di nuovo, ma propose comunque un progetto di straordinaria potenzialità vincitrice) ci si è puntualmente scontrati tra teorici del calcio utilitaristico, magari meno piacevole da vedere ma sicuramente più pratico e concreto, e profeti dell’estetica.

Questi ultimi, il cui Guru è senza alcun dubbio il “Maestro di Fusignano”, hanno sempre tacciato i primi di pensiero retrogrado e anacronistico rispetto ai tempi sostenendo che è possibile vincere divertendosi; i primi, di contro, in ossequio a vecchi adagi quali «primo, non prenderle» e «l’essenziale è buttarla dentro» hanno invece fatto del risultato e del senso pratico una bandiera trovando il cantore non in un uomo di calcio quanto in un cantante, il Max Pezzali de “La dura del gol”. La verità, come sempre, sta nel mezzo, poiché è senza alcun dubbio possibile far risultato giocando bene, ma occorre necessariamente inculcare nella mentalità dei giocatori i doverosi automatismi utili a prevenire situazioni irreparabili.

Una prova lampante del prefato ragionamento l’abbiamo avuta domenica, allorquando i Grigi hanno saputo dar croce e delizia ai propri sostenitori: infatti, se il risultato finale ha sorriso ai colori di casa nostra, orgogliosi nel ribaltare un risultato che a un certo punto era apparso addirittura compromesso mostrando concretezza e senso pratico, dall’altro lato hanno rivelato inquietanti amnesie in fase di copertura, specie sulla seconda rete del Livorno (nella foto l’esultanza dopo a rete decisiva).

Consiglio perciò a tutti gli appassionati calciofili di andarla a rivedere più volte e di notare l’irrazionalità del movimento dei difensori dell’Alessandria che, rinculando frettolosamente, voltano il capo in direzione del portatore di palla non avvedendosi del sopraggiungere di un avversario, alle loro spalle, che, indisturbato e di gran carriera, segnerà il goal del 2-0. Da qui il mister dei Grigi dovrà ripartire: facendo salvo il carattere ma lavorando sulla testa.

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