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L’effetto sociale del pubblico

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Questa settimana le scuole hanno riaperto e mi sono sorpreso nel raccontare agli studenti come la loro presenza, sia pure scaglionata, all’interno delle aule dopo i duri mesi del lockdown non abbia soltanto un significato sanitario, a rappresentazione della decisamente ridimensionata situazione di allarme rispetto ai mesi passati ma valga ancora più in termini sociali.

Già, perché il ritorno degli studenti tra i banchi è forse il miglior manifesto di una società che vuole ripartire e, sia pur con tutte le cautele del caso, proiettarsi con fiducia ed ottimismo verso un futuro che appare ancora incerto ed indecifrabile. Subito dopo mi sono ancor più sorpreso nell’ipotizzare un legame mentale tra gli istituti d‘istruzione e gli spalti, soprattutto con riferimento alla fatidica “quota mille” che ha permesso al pubblico di ritornare a vedere l’ars pedatoria dal vivo, e ciò anche tra le mura del nostro vecchio amato Stadio “Moccagatta” (dalla foto presa dal sito dell’Alessandria calcio).

Qualcuno, fin da quando, l’estate scorsa, i giocatori sono tornati in campo, ha osservato come non possa definirsi calcio quello che si svolge in una “cattedrale laica deserta” ma, per chi osservava lo spettacolo da casa, non si sentiva nemmeno più di tanto la differenza. Anche su questo, oggi, devo ricredermi: la gente allo stadio non è soltanto una risorsa utile (peraltro assai limitatamente) per le casse di una Società professionistica ma è un simbolo, quello di una società che vuole ritornare il più possibile alla normalità e alla condivisione e che intende farlo sia nel lavoro che nella formazione dei suoi giovani che nel piacere di dedicare il proprio tempo libero ad una passione.

Come qualcuno ha bene osservato nei mesi scorsi, continueremo ad essere in “Fase 2” finché non ci sarà un vaccino, ma cercare di rendere il più possibile normale questa “Fase 2” senza assurde ed imperdonabili imprudenze è forse la miglior risposta che l’uomo possa dare a quello che, oggi, è diventato il suo maggior nemico invisibile.

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