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Pio XII e gli ebrei: i documenti fanno luce

La chiesa nella storia

Una miniera di documenti custoditi nell’archivio apostolico vaticano e dedicati al pontificato di Pio XII (1939-1958) dallo scorso marzo è a disposizione degli studiosi di tutto il mondo. Si tratta di 16 milioni di carte, più di 15 mila buste e 2500 fascicoli, catalogati con un lavoro certosino negli ultimi 15 anni. Il lungo pontificato di papa Pacelli riveste per la storia contemporanea un peso rilevante, poiché si sviluppa in un ventennio cruciale: la seconda guerra mondiale, i regimi totalitari e il comunismo, la decolonizzazione, l’inizio della guerra fredda e altro ancora.

Ciò che molto interessa, specialmente a livello di opinione pubblica, è tutto il materiale relativo ai rapporti con le comunità ebraiche perseguitate e a quello che si fece o si omise di fare nei loro confronti. Grazie alla possibilità di accedere direttamente alla documentazione è così possibile conoscere l’attività, spesso sotterranea, a favore degli ebrei messa in piedi da Pio XII attraverso stretti collaboratori quali i mons. Domenico Tardini e Giovanni Battista Montini.

Occorre in realtà precisare che i documenti vaticani sulla seconda guerra mondiale e la persecuzione degli ebrei sono già completamente noti (e disponibili online) da moltissimi anni: fu papa Paolo VI, a partire dal 1965, a volere che fossero pubblicati nei 12 volumi degli Actes et documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale. Ora quelle carte, insieme a tutte le altre del pontificato, potranno essere consultate direttamente dagli storici.

Sono documenti che provano l’impegno concreto di Pio XII per mettere in salvo gli ebrei, con numerosissime testimonianze dell’assistenza data da istituti religiosi, parroci e fedeli. Una moltitudine di attestazioni e montagne di documenti smentirebbero così la «leggenda nera» di un Pio XII filo-tedesco e riluttante a denunciare le persecuzioni. Certamente il pontefice viveva dentro di sé un dramma lacerante: parlare, denunciando morti e deportazioni, ma così scatenando le ritorsioni naziste e condannando migliaia di persone; oppure agire nel silenzio per la loro salvezza, tramite gli aiuti e la diplomazia? Pio XII, non senza dilemmi e non sempre efficacemente, percorse la seconda strada e per questo verrà molto criticato nei decenni seguenti, sebbene i fatti parlassero per lui.

In quegli anni, infatti, a riprova del clima creatosi attorno al papa su questa questione, la stampa nazista bollava Pio XII come «servo dell’internazionale ebraica» e per vent’anni, dopo la guerra, papa Pacelli sarà sistematicamente elogiato dalle comunità ebraiche. Ricordiamo cosi le parole di Isaac Herzog, gran rabbino di Gerusalemme, che scriveva: «Il popolo d’Israele non dimenticherà mai i soccorsi ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità e dei suoi delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia»; e Elio Toaff, rabbino capo di Roma, aggiungeva: «Più di chiunque altro abbiamo avuto modo di beneficiare della grande e caritatevole bontà e della magnanimità del Pontefice, durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando ogni speranza sembrava morta».

Oggi un primo e corposo frutto dell’apertura degli archivi è il volume di Johan Ickx, Pio XII e gli Ebrei, pubblicato in questi giorni da Rizzoli. Nel libro sono ricostruite moltissime delle vicende che videro protagonisti papa Pacelli e i suoi collaboratori durante gli anni in cui la follia nazista perpetrò lo sterminio del popolo ebraico e moltissimi ebrei si rivolsero alla Chiesa per ottenere sostegno e protezione. Grazie ai documenti sono così smentite le tante “fake news” sul presunto silenzio di Pio XII attorno al dramma della Shoah e si tratteggia la figura di un papa al vertice di una fitta rete di aiuti in favore di ebrei e di rifugiati.

Stefano Tessaglia

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