Curia diocesana
È il primo giovedì, dopo nove anni, in cui esce Voce e io non sarò seduta nel mio ufficio, ma avrò già varcato le porte del Castello di Pozzolo Formigaro, sede del mio nuovo lavoro presso il Comune; ma voglio ancora esserci, attraverso questa pagina, per tutti Voi Sacerdoti – e per i Vostri collaboratori, tecnici, restauratori – che mi avete dedicato il tempo di un saluto, senza dimenticare i Priori delle Confraternite con cui ho collaborato di più, a Valenza e Capriata d’Orba, con cui si è creato un rapporto ormai personale. Scelta difficile la mia, ma necessaria; lo si sente quando non è più la propria rotta e allora bisogna tornare a viaggiare sottovento.
Porto con me tutto di Voi di questi ultimi giorni, che siete stati veramente tantissimi: gli scritti, le lunghe telefonate, gli inviti per un prossimo caffè o per le cene parrocchiali, i saluti in ufficio e quella sensazione reciproca del non riuscire a lasciare andare, di qualcuno con gli occhi commossi, di altri gli abbracci, quelli forti, quelli che vorresti restare lì per sempre perché ti senti protetta. Oltre la stima che da Voi ho sempre avuto, in questa concentrazione di Ananke, di Amore incondizionato e universale mi avete fatto sentire figlia, sorella, amica.
Mi avete scelta come punto di riferimento per tanti anni e Vi ringrazio perché ciò va ben oltre la stima lavorativa, ma è stima umana. Vi ho sempre accolto con il cuore, sia si trattasse di un consiglio, di un progetto, di un confronto, di un supporto, di un momento di ascolto reciproco. Mi avete dato tutto ciò di cui avevo bisogno per spiegare le vele, lasciando a Voi, sono certa, qualcosa di me. Insieme a una poesia che amo molto “Itaca” di Konstantinos Kavafis. La mia “Itaca” inizia oggi.
Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, nè nell’irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l’anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga. C
he i mattini d’estate siano tanti quando nei porti – finalmente e con che gioia – toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti. Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Valentina Filemio