8xmille
Intervista a don Luca Franceschini
Dal 1° febbraio 2022 don Luca Franceschini (nella foto) è il nuovo direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei. Sacerdote della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, prende spunto dalla propria esperienza pastorale d’origine per riflettere sull’importanza dei fondi 8xmille nella manutenzione del patrimonio architettonico religioso e sul perché ogni firma che contribuisce a destinarli alla Chiesa cattolica sia fondamentale: chi firma, in qualche modo, si rende “riparatore di brecce”, come dice il profeta Isaia.
«Nelle diocesi come la mia – esordisce don Luca – ci sono spesso comunità molto piccole che da sole non avrebbero mai le risorse necessarie per mantenere in buone condizioni le proprie chiese. Edifici che conservano una fetta importante dell’identità culturale dell’intera comunità, non solo di quella ecclesiale. Mentre le chiese erano inagibili per il terremoto, ad esempio, ho visto famiglie voler celebrare i funerali dei propri cari magari in un garage vicino alla chiesa, pur di non spostarsi dal proprio paese d’origine».
Quanti interventi per il restauro di chiese sono stati finanziati in Italia nel 2021 con i fondi dell’8xmille?
«Le richieste sono state 449, a fronte di uno stanziamento di 62 milioni di euro. È però importante precisare che il finanziamento non copre mai l’intero intervento di consolidamento e restauro: la comunità locale è chiamata sempre a fare la propria parte, provvedendo al 30% della spesa. Ciò significa che grazie al contributo erogato nel 2021 si sono potuti realizzare lavori per quasi 90 milioni di euro. Con tutte le ricadute positive, tra l’altro, a livello di occupazione delle maestranze locali e per l’indotto turistico dei territori, trattandosi spesso di beni di rilevanza artistica».
Oltre agli edifici di culto, quali altre strutture beneficiano ogni anno di questi interventi?
«I fondi sono utilizzati da diocesi e parrocchie anche per le esigenze collaterali al culto, come le canoniche o i locali per il ministero pastorale, che spesso vengono messi a disposizione (in modo speciale durante il Covid) dell’intera comunità civile. Vengono inoltre finanziati i restauri degli organi a canne e la collocazione, a tutela delle opere d’arte, di impianti di allarme e videosorveglianza. Con l’8xmille contribuiamo anche a sostenere gli istituti culturali delle diocesi (musei, archivi e biblioteche), come pure le associazioni di volontariato che operano per l’apertura delle chiese e la valorizzazione del patrimonio culturale locale. Anche gli ordini e le congregazioni religiose che operano sul territorio possono usufruirne, per archivi e biblioteche di particolare interesse».
La logica del co-finanziamento impedisce che vengano erogati finanziamenti a pioggia e poco controllati. Ma come fate a essere sicuri di come vengono usati?
«L’iter di ogni singolo progetto è sottoposto a scrupolose verifiche a livello locale e regionale, e poi del Servizio nazionale a me affidato. È proprio in quest’ottica che si è deciso di rendere corresponsabile di ogni intervento la comunità locale, che deve reperire il 30% dei fondi necessari raccogliendo offerte e ricercando sponsor. L’attaccamento al patrimonio e la consapevolezza della sua importanza per tutti, fanno il resto».
Intervista a cura di Stefano Proietti
Casa San Francesco a Bolzaneto: quella carità che rigenera le relazioni
Casa San Francesco a Bolzaneto è l’esempio di come, grazie ai fondi dell’8xmille, è possibile realizzare opere di carità a sostegno dell’accoglienza e della solidarietà. Casa San Francesco è una delle due Opere Segno del Congresso Eucaristico Nazionale che la Diocesi di Genova ospitò nel settembre del 2016. In quella occasione, infatti, i Vescovi italiani avevano voluto che restassero in città due “opere” di carità come “segno” permanente di quelle giornate eucaristiche. La Diocesi attuò quella indicazione con due nuove accoglienze per persone senza dimora, nei locali della Parrocchia delle Vigne in Centro Storico e appunto aprendo Casa San Francesco, presso l’ex convento dei francescani a Bolzaneto.
Qui furono approntate 8 camere con 17 posti letto, una cucina, una sala da pranzo, una sala Tv e i servizi. Da allora a oggi la Caritas Diocesana di Genova ha potuto dare continuità – anche grazie all’8xmille – all’accoglienza svolta in Casa San Francesco che è diventata esempio di condivisione, luogo di impegno per centinaia di volontari, appartenenti a parrocchie e vicariati. “Grazie a incontri di sensibilizzazione e formazione – spiega Leonardo Cebrelli, che coordina Casa San Francesco per Caritas Diocesana – fin dai primi mesi sono stati coinvolti sei vicariati della città, ognuno dei quali ha espresso 30 volontari circa per il servizio di accoglienza serale e presenza notturna. Un altro gruppo sempre di 30 volontari a turno tutte le sere provvedeva alla preparazione e distribuzione della cena. Negli anni si è creato un bel clima di servizio all’interno di ciascun gruppo”.
Era questo del resto un preciso aspetto della consegna dei Vescovi italiani: “L’Opera Segno – avevano ricordato – dovrà essere esperienza di servizio e coinvolgimento permanente per le comunità vicariali, per la Diocesi e per tutto il volontariato cittadino. Ciò aiuterà le persone che vi faranno riferimento a sentirsi parte di una città solidale e di comunità cristiane aperte, coerenti ed accoglienti, che ‘escono’ da sé stesse per farsi prossime a Gesù nella sofferenza dei fratelli, come raccomandato dal Santo Padre Francesco.”
Questo spirito di volontariato, diffuso sui territori, è rimasto anche quando, negli anni successivi e soprattutto in tempo di Covid, si è dovuto modificare il servizio: anche in queste circostanze i volontari hanno saputo mantenere la disponibilità per quanto era necessario fare. “A seguito delle regole contro la pandemia – ricorda Cebrelli – si è deciso di tenere la casa aperta tutto il giorno, in modo che le persone potessero rimanere in casa durante il lockdown, adottando ovviamente opportune protezioni per i volontari e gli ospiti.
Casa San Francesco ha continuato il suo servizio nell’ambito del Progetto APRI, promosso da Caritas Italiana, accogliendo persone migranti in attesa di trovare un lavoro e di rendersi autonomi.Nel giro di un anno anche queste persone sono uscite per aver raggiunto autonomia o per aver fatto altre scelte. A fine 2021, quindi, Caritas Diocesana, con la collaborazione di Fondazione Auxilium e Coop. Soc. Il Melograno e il sostegno dell’8xmille alla Chiesa Cattolica, ha destinato Casa San Francesco nuovamente all’ospitalità di persone senza dimora ma con particolare riferimento a quelle persone over 65 che non hanno più la possibilità di rendersi autonome e per le quali sussistono forti fragilità non risolvibili.
Gli ospiti contribuiscono anche economicamente con una piccola cifra per coprire i costi delle utenze. Un piccolo gruppo di volontari prepara loro pranzo e cena; un altro piccolo servizio che fanno alcuni volontari è l’accompagnamento e l’intrattenimento durante il giorno: visita al quartiere, recarsi al circolo, andare a prendere un caffè.” Casa San Francesco è una testimonianza concreta di come l’8xmille alla Chiesa Cattolica generi relazioni di aiuto, rafforzando il coinvolgimento delle comunità. occidentale…».
Servizio a cura del settimanale
“Il Cittadino” di Genova
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