Il Vescovo incontra le religiose della diocesi
Sabato 5 novembre presso l’istituto delle salesiane, monsignor Gallese ha incontrato le religiose della diocesi. Con loro ha condiviso alcune riflessioni di cui desideriamo offrire una sintesi perché, al di là dell’indirizzo specifico a cui sono rivolte, sono ricche si spunti di riflessione per tutti noi.
La preghiera, che ha segnato l’inizio della mattinata aveva come punto di riferimento il brano del profeta Ezechiele al capitolo 37, quello in cui il profeta, davanti a sé una distesa di ossa inardite – che rappresentano il popolo di Israele – ed è invitato a profetizzare allo Spirito perché possano tornare a rivivere.
Avendolo fatto assiste al prodigio del ritorno alla vita del popolo.
Il vescovo, alla luce di questa Parola, ha ricordato che anche se la vita religiosa conosce un tempo di crisi, tuttavia è importante il fatto di essere presenti nella Chiesa e di offrire una testimonianza. Nella nostra Diocesi abbiamo piccoli ma significativi segni di una storia vocazionale: ragazze che si accostano alla vita consacrata e giovani che si incamminano sulla via del sacerdozio; questi sono segni di speranza!
Il dato di fatto, sotto gli occhi di tutti è che siamo ridotti di numero e questo ci deve interrogare; le ragioni sono tante ma una di queste è il benessere economico che porta con sé quell’autosufficienza che è esattamente l’opposto della fede: confidare in sé stessi è l’opposto del confidare in Dio perché appoggiarsi all’organizzazione della società o alle nostre forze significa andare incontro alla morte.
Come ci ricorda San Paolo, non confidare in Dio significa comportarsi da nemici della croce di Cristo; non da nemici di Cristo ma della sua croce: nessuno di noi è nemico di Cristo ma quanto è facile essere nemici della sua croce, cioè evitarla, respingerla, vederla come l’ostacolo della vita.
La croce non si presenta mai in modo attraente – questo è il diavolo che invece si presenta come attraente – , Dio si presenta sempre attraverso il volto del povero, passa attraverso la fatica dell’obbedienza, della rinuncia a sé: “chi vuol venire dietro a me rinuncia a sé stesso prenda la sua croce e mi segua!”.
Dio passa attraverso la croce e quando non accettiamo la sua logica siamo nemici della croce di Cristo.
«Questo mondo ci porta ad essere nemici della croce di Cristo perché il grande conflitto è tra la razionalità e la follia della croce! E il mondo in questo momento ci sta dicendo che siamo dei falliti perché molto meno di una volta, molto più anziane… ma non è così! Perché noi crediamo che la nostra forza non è la buona organizzazione della vita cristiana o della congregazione religiosa ma è nella preghiera, nell’incontro con Dio e nella logica della croce che è l’unica feconda, che porta frutto.
Solo la logica della croce porta frutto nelle nostre vite e nella nostra Chiesa e nelle nostre congregazioni religiose. Solo la croce di Cristo!».
Il testo del profeta Ezechiele delle ossa inaridite è pieno di suggestioni che ci ricordano la situazione di fatica e di morte in cui siamo ma che Dio permette, e se la permette è per qualcosa di buono. Questa morte non è fine a sé stessa ma per la gloria di Dio! certo ci vuole il coraggio della fiducia, di profetizzare alle ossa aride.
È la stessa fiducia che Mosè deve avere quando il Signore gli chiede di attraversare il Mare: ha solo un bastone di legno con cui far fronte all’esercito egiziano che incalza ma è proprio quel bastone che il Signore userà per dividere le acque del mare! O come quando Gesù chiede ai discepoli di dar da mangiare alle folle avendo solo cinque pani e due pesci! O ancora quando Pietro cammina sulle acque, invitato da Gesù.
Il Vescovo ci esorta ad avere uno sguardo di profonda fede sulla nostra Chiesa: «Dobbiamo credere che al di là del visibile il Signore operando la salvezza del suo popolo; il Signore non vuole estinguere la vita religiosa ma la vuole purificare».
Nei decenni passati forse abbiamo pensato che il Signore avesse affidato alle nostre capacità la congregazione, la Chiesa e noi potessimo organizzarle e farle andare avanti senza renderci conto che invece è Dio che opera; forse, come Pietro abbiamo avuto la presunzione di governare la barca ma nel momento della tempesta è solo al Signore che dobbiamo volgere lo sguardo perché è l’unico in grado di affrontare la storia. Gesù destatosi dal sonno sgrida il vento e il mare ma anche i discepoli, dicendo loro che sono uomini di poca fede!
Nella conclusione il Vescovo esorta dunque ad aver fede: «Non lasciatevi scoraggiare; rafforzate la vita religiosa delle vostre comunità come se fosse il primo giorno che entrate: ravvivatela, con fede perché il Signore farà! Non importa quanto siete anziane in comunità! Non importa se la vostra comunità è anche la casa di riposo dell’Ordine, perché il Signore guarda all’umiltà delle sue serve che credono in Lui e Dio opera cose grandi proprio attraverso le persone piccole! Come dice San Paolo, Dio ha scelto ciò che è stolto, disprezzato, ignobile. Questo è il messaggio che ci tengo a donarvi: abbiate fede! State davanti alle ossa inaridite in modo profetico e abbiate il coraggio di profetizzare a piena voce e con convinzione alle ossa inaridite».
padre Giorgio Noè