Collegio Santa Chiara
Un diario di bordo dove tenere traccia del proprio cammino di crescita lungo tutto questo anno in Collegio: come il burattino della fiaba di Collodi aveva il suo abbecedario, così anche gli studenti del Santa Chiara sono stati dotati del loro bel quaderno, personalizzato con cura, per annotare le frasi più importanti del loro percorso di quest’anno. Durante l’incontro dal titolo “L’abbecedario di Pinocchio: uno strumento utile?”, inserito all’interno del percorso formativo che i ragazzi stanno seguendo accompagnati dall’equipe formativa (“L’abbecedario dello studente”), gli universitari residenti in Collegio hanno ricevuto questo dono dalle mani della direttrice Carlotta Testa. Ci siamo fatti raccontare di più su questa serata dalla direttrice e dal vicedirettore del Collegio, Carlotta Testa e Antonio Lizzadri.
Perché questo titolo, sia della serata che del ciclo di incontri, che rimanda all’abbecedario di Pinocchio?
C.T.: «Abbiamo preso spunto dalla favola di Collodi, nella rilettura di Franco Nembrini. Ci è piaciuta da subito l’idea dell’abbecedario come strumento di conoscenza, lettura e approfondimento della realtà. Di fatto l’abbecedario ci permette di trattare tanti temi, perché dentro questo strumento ci stanno tante informazioni: per questo abbiamo pensato di dare questo come titolo a tutto il nostro percorso, che si snoda attraverso diversi temi e argomenti che toccheremo chiacchierando insieme ai nostri studenti. Nell’incontro che ho tenuto io il 9 novembre con i ragazzi, abbiamo cercato di introdurre questo cammino: per spiegare meglio il titolo, abbiamo proprio letto il capitolo in cui Geppetto consegna a Pinocchio l’abbecedario».
A.L.: «L’abbecedario, che sin dai tempi di Pinocchio rappresentava lo strumento con cui i bambini iniziavano a dare un nome alle cose e quindi a scoprire l’intelligibilità del mondo, vuole essere, anche per i ragazzi del collegio, uno strumento per orientare e scoprire il significato profondo dell’esperienza di vita comunitaria a cui sono richiamati al Santa Chiara, soprattutto attraverso i volti dell’equipe educativa e di tutti coloro che hanno a cuore il progetto».
E come il falegname, anche voi avete consegnato ai ragazzi qualcosa…
C.T.: «Si, abbiamo donato loro un quaderno dove poter scrivere i propri appunti, una sorta di diario di bordo della vita di Collegio. Un blocco personale da utilizzare come meglio si ritiene, un simbolo che possa sempre ricordare loro che il nostro ritrovarci insieme una volta al mese in occasione degli incontri è il tentativo di andare a fondo nelle cose, negli argomenti che proporremo lungo tutto il nostro itinerario e nell’esperienza stessa che viviamo».
A.L.: «Mi ha colpito che l’abbecedario che la direttrice ha consegnato ai ragazzi fosse un quaderno vuoto, senza istruzioni e regole “grammaticali/esistenziali”…una differenza non trascurabile rispetto a un vero abbecedario! Eppure credo che questo “vuoto” sia lo spazio o il luogo in cui possano emergere le domande di senso che pulsano in ognuno di loro in mezzo alla confusione del mondo di oggi in cui tutti siamo costantemente immersi».
Che cosa pensi che abbiano imparato i ragazzi?
C.T.: «Il processo con cui si impara qualcosa non è mai immediato e scontato. Per imparare qualcosa ci vuole sicuramente tanto esercizio, predisposizione, desiderio e voglia di farlo: non posso quindi sbilanciarmi troppo su questo. Credo che però il messaggio sia arrivato e penso che adesso tocchi a loro valutare se hanno voglia di mettersi in gioco in questo cammino».
Martina Penelope Masieri: «Se ti metti in gioco, il Collegio ti dà molto»
Martina Penelope Masieri ha 19 anni, è iscritta a Giurisprudenza all’Università del Piemonte Orientale ed è venuta a vivere al Santa Chiara da Trana in provincia di Torino.
Martina, che cosa ti è rimasto impresso di questo incontro?
«Sentire Carlotta che rileggeva il brano di Pinocchio in cui il papà Geppetto gli consegna l’abbecedario mi ha fatto proprio riflettere sul fatto che in quella storia che avevo letto da bambina ci sono concetti che tornano sempre nella mia vita. Primo tra tutti il rendersi conto che, come Geppetto, ci sono tante persone (come i miei genitori) che hanno deciso di togliersi qualcosa per dare un’opportunità a me. Non ci si riflette mai abbastanza: questa rilettura mi ha dato una consapevolezza più profonda di questo dato di fatto. Un altro punto che mi ha colpito è stato quando ho dovuto rispondere alla domanda: “Qual è il tuo primo ricordo delle elementari?”. A me il primo giorno hanno insegnato subito a non giudicare gli altri e a condividere quello che avevo: è un atteggiamento che ai bambini viene spontaneo poi pian piano si perde. È stato come fare un ripasso delle mie radici. Userò il quaderno per appuntarmi tutto questo!».
Che cosa ti aspetti da questo percorso formativo?
«Carlotta non obbliga nessuno a frequentarlo ma secondo me è un progetto che andrebbe applicato ovunque. In quell’ora, ascoltando per esempio il racconto delle esperienze che i miei compagni hanno fatto da bambini, posso conoscerli sotto un’altra luce, raccolgo degli spunti che poi posso approfondire con loro in un secondo momento. Il Collegio ti dà davvero molto come esperienza umana, ma solo se tu ti metti in gioco e ti lasci interrogare: questi incontri consentono di creare la giusta atmosfera».
Zelia Pastore