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Di Masi, torna a fare il patron

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Mentre il mondo pallonaro italiano è scosso dalle dimissioni in blocco di un management juventino tanto irripetibile nei risultati sportivi ottenuti (per lo meno in ambito nazionale), quanto incauto nell’essersi lasciato coinvolgere in scandali di vario genere (dalle infiltrazioni malavitose in curva, all’esame di italiano di Suárez, alla Super Lega, alla recente inchiesta in materia di plusvalenze) così da aver certamente nuociuto all’immagine del sodalizio più vincente nel Belpaese e le nostre serate sono – parzialmente – dominate dai Mondiali qatarioti, torniamo a pensare e a parlare di Alessandria calcio.

I Grigi hanno raggiunto una certa quadratura: vincono e perdono più o meno con la stessa rarità e riescono a condurre al pareggio la maggior parte delle partite che disputano ma, purtroppo, la loro clamorosa sterilità in fase offensiva, associata alla regola dei tre punti a vittoria, fa sì che questa discreta quadratura raggiunta non offra eclatanti speranze di salvezza nell’ottica del prosieguo del campionato e faccia pensare ad altro, a qualcun altro, per la precisione. Alludo, ovviamente, al presidentissimo Luca Di Masi.
È vero, una parte del tifo è stata a dir poco ingenerosa con lui per quanto fatto in tutti questi anni, e il nostro ha reagito spolpando la rosa dell’Alessandria e affidandone la gestione delle sorti ad una nidiata di giovani condotti da un allenatore di ottima volontà ma privo di esperienza del professionismo.

Ma proprio questo è il punto: l’Alessandria Calcio, se da un lato è patrimonio sportivo e culturale della nostra comunità, dall’altro resta un sodalizio di proprietà di un soggetto privato il quale, cercando di non farsi condizionare dagli umori della piazza, dovrebbe comunque pensare che i Grigi sono ancora suoi e che, per le ambizioni e il suo buon nome, è opportuno ritornino a volare alto per rimarginare al più presto le ferite sportive e tornare ai palcoscenici che merita (closing permettendo…).

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