Alessandria
Anche questo Natale torna il tradizionale appuntamento al teatro San Francesco di Alessandria con il Gelindo “dei frati”, portato in scena dall’associazione San Francesco.
L’edizione numero 98 prevede sei serate: si parte domenica 25 dicembre, Santo Natale, alle ore 21, e si prosegue il giorno seguente, Santo Stefano, sempre alle 21. Nel 2023 saranno quattro gli appuntamenti con la Divòta Cùmedia.
Venerdì 6 gennaio, l’Epifania, poi sabato 7 e sabato 14, sempre alle 21; concludendo domenica 15 gennaio alle ore 15.
La prevendita avviene esclusivamente presso il teatro San Francesco a partire da sabato 10 dicembre, in via San Francesco 15 ad Alessandria, nei seguenti giorni e orari: martedì e giovedì, dalle 17 alle 19; sabato dalle 10 alle 12.
Non è attivata alcuna prevendita telefonica. L’accesso al teatro, inoltre, sarà consentito in ottemperanza alle disposizioni delle autorità in vigore al momento della messa in scena. E Gelindo farà anche del bene: gli incassi delle rappresentazioni verranno interamente devoluti per opere di beneficenza, per la gestione della Mensa dei poveri e per le attività missionarie.
«Gelindo ritorna. Perché ogni anno e ininterrottamente dal 1924, Il Gelindo “dei frati” viene rappresentato nel periodo natalizio nel teatro San Francesco, messo in scena dall’associazione San Francesco di Alessandria.
Gelindo è un giovane di 98 anni che di fronte al Bambino dimentica la poesia di Natale, ma si fa perdonare mostrandoci l’essenza delle cose: un sorriso, un saluto, un piccolo dono. Magari quello della semplice presenza, che abbiamo sperimentato quanto essere importante. E con la consueta Businà iniziale, che sottolinea ironicamente gli eventi locali e nazionali, rappresenta per gli alessandrini la tradizione del dialetto, il senso di appartenenza e il Natale» spiega Mauro Caselli dell’associazione San Francesco. Ma quale significato possiamo dare oggi al Gelindo per gli alessandrini? «In una città in cui sempre più spesso le testimonianze del recente passato tendono a scomparire definitivamente, si dissolvono i simboli o si spengono le luci di vetrine storiche, una rappresentazione teatrale che da 98 anni riesca a riproporsi e a incontrare il gradimento del pubblico è indubbio che concorra ad assicurare nel tempo la trasmissione di un seppur piccolo patrimonio culturale» conclude Caselli.