La testa e la pancia
di Silvio Bolloli
Mentre osservavo la partita pareggiata in casa dall’Alessandria contro un’Aquila Montevarchi che l’ha due volte rimontata fino a tarpare le ali ad ogni velleità di successo dei Grigi; mentre mi soffermavo sulle clamorose amnesie di una difesa ed un centrocampo che hanno portato i giocatori di una formazione forse ancor più modesta della nostra a infilarci per ben due volte; mentre notavo il non trascurabile dettaglio che era stato eguagliato il misero record stagionale di goals realizzati in una sola partita (due); mentre riflettevo sulla circostanza che cotali goals erano stati segnati nemmeno da attaccanti (i quali troppo spesso latitano sul campo alla stregua di fantasmi) ma da difensori; mentre osservavo la desolazione degli spalti del “Moccagatta” semivuoti in cui, tra abbonati e paganti, non si son raggiunte le mille unità; mentre simili elucubrazioni si affacciavano alla mia mente, io pensavo a Luca Di Masi (nella foto, la tribuna d’onore vuota, nella gara contro il Montevarchi).
E pensavo al fatto che, comunque ci si voglia sbizzarrire in ardite considerazioni tecniche, questa squadra è decisamente molto fragile, forse neppure adeguatamente strutturata per poter seriamente ambire alla salvezza. Sì, pensavo al Patron e ragionavo attorno alla circostanza che un uomo che si è fatto conoscere per la voglia e la capacità di sognare, ma anche la serietà dal punto di vista gestionale, non può permettersi di legare il suo nome ed il suo marchio a quella che rischia di diventare una delle peggiori stagioni della centodecennale storia dell’Alessandria Calcio.
Nel frattempo, tenuto conto del fatto che i tifosi, peraltro sempre di meno, pare non abbiano nemmeno più la voglia di contestare, credo sia tempo che il Presidente seppellisca ogni ascia di guerra e ritorni a pensare in grande per restituire all’Alessandria Calcio il posto che merita.