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Don Primo Talpo è tornato alla Casa del Padre

Lutto in diocesi

Venerdì 24 febbraio, all’età di 81 anni da poco compiuti, è tornato alla Casa del Padre il sacerdote don Primo Talpo. Nato a Sale il 1° gennaio 1942, don Primo era stato ordinato sacerdote il 30 giugno 1968 dall’allora Vescovo di Alessandria monsignor Giuseppe Almici. Da quella data fu dapprima vice parroco a S. Giovanni Evangelista (fino al 1970), poi vice parroco a S. Maria della Sanità agli Orti fino al 1975, e dal ’75 al ’93 parroco di Mandrogne.
Dopo altri incarichi, anche fuori dalla nostra Diocesi (fu cappellano prima dell’ospedale “Niguarda” di Milano, poi del “S. Corona” a Pietra Ligure, in provincia di Savona), don Primo tornò in città come cappellano della clinica “Salus” (fino al 2018) e poi come collaboratore parrocchiale alla SS. Annunziata.
Negli ultimi anni si era trasferito alla Casa del clero di Chiavari (GE).
«L’ho conosciuto bene» ci racconta don Mario Cesario «perché don Primo è entrato in seminario quando io ero già al primo anno di liceo. Ricordo la sua famiglia, molto disponibile: il padre lavorava in un’azienda di San Giuliano, e dava la sua disponibilità per ogni lavoro che veniva fatto in seminario.
E anche don Primo era sempre molto disponibile, aveva una mente molto aperta. Poteva sembrare apparentemente una persona indecisa nelle sue scelte, ma non era così: sapeva bene quello che voleva. Ricordo che un’estate con don Paolo Laguzzi era andato in bici fino a Venezia!» spiega don Mario, che aggiunge: «Per qualche anno aveva alloggiato nella chiesetta dell’Annunziata. Un giorno torna a casa e vede la porta aperta: nel corridoio c’è un signore che sta uscendo e don Primo allora lo saluta: “Buongiorno”. Ma non appena entra in casa capisce che quello era un ladro che gli aveva rubato le poche cose che aveva.

Questo per dire quanto fosse buono» commenta commosso don Cesario, che conclude con questo ritratto dell’amico e confratello: «Era una persona semplice, ma buona e disponibile per qualsiasi necessità. Non era un intellettuale, o un comunicatore. Ma se c’era da rimboccarsi le maniche, lui c’era per qualsiasi persona. Dava quello che aveva dentro, e non si è mai tirato indietro. Un prete che credeva in quello che faceva».

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