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A Valenza è tornata la festa di sport e giochi per tutti

Insieme al traguardo

Dopo la pausa imposta dalle precauzioni anti-Covid, quest’anno sono riprese le attività ordinarie dedicate alle persone più fragili. Una di queste è “Insieme al traguardo”, la manifestazione che da vent’anni coinvolge le realtà valenzane per una giornata di festa e giochi insieme con giovani e meno giovani con disabilità. Un’occasione particolare, anche perché quest’anno è stata anche un momento di Giubileo. Ve lo raccontiamo attraverso le immagini e le parole di chi, anche dietro le quinte, opera perché questa festa non venga meno.

È domenica 17 settembre e dall’oratorio “don Luigi Frascarolo” di Valenza si sente un «Pronti, partenza… gioco!». Si sta svolgendo la 19a edizione di Insieme al traguardo, un evento che ritorna, dopo gli anni del Covid, con la sua formula tradizionale di giochi e festa, ma con qualcosa di diverso. Abbiamo voluto saperne di più insieme con Emanuela (per tutti “Ela”) Bartoli, presidente dell’associazione Insieme al traguardo.

Ela, che cos’è Insieme al traguardo?

«In primo luogo è un momento di festa. Una festa pensata per tutti, ma in particolare per le persone che hanno una disabilità, sia essa motoria, cognitiva o psichica. Un’occasione per incontrarsi e stare insieme, con un pomeriggio di giochi e di sfide, alla portata di tutti ma allo stesso tempo in grado di mettere alla prova anche i più portati».

Come è nata questa idea?

«Insieme al traguardo è anche un’associazione, nata su spinta di Piero Piccioni, con il desiderio di creare un’occasione di incontro tra i ragazzi delle diverse associazioni e realtà che si occupano di disabilità. L’ispirazione però viene da lontano: già a metà degli Anni 70 – frequentavo le scuole superiori – insieme con i giovani dell’oratorio del Duomo andavamo a trovare a casa alcuni amici con disabilità, cercando di rompere quel muro invisibile che li vedeva rinchiusi in casa. Da quell’esperienza è nato e si è alimentato l’impegno di tante realtà del nostro territorio. Poi, nei primi Anni 80, al Palazzetto dello sport di Valenza, veniva organizzata una giornata di tornei di basket, pallavolo e ping pong con squadre di atleti paralimpici provenienti da Piemonte e Lombardia».

E poi, cosa è successo?

«La proposta sportiva è venuta meno, ma nei primi Anni 2000, Piero Piccioni (storica figura della comunità del Duomo di Valenza, mancato nel 2016, ndr) è entrato in contatto con la realtà veronese della “Grande sfida”, una tre giorni di eventi, convegni e giochi in tutta la città di Verona che mette al centro le persone con disabilità, per sensibilizzare e coinvolgere la popolazione. Qui a Valenza abbiamo fatto nostra quell’idea, cercando di adattarla e di modularla in base alle necessità e alle forze che abbiamo».

Il Covid ha messo a dura prova le attività, specialmente quelle che coinvolgono persone fragili: in questi anni cosa avete fatto?

«Nel 2021 e 2022 non abbiamo potuto fare nulla in presenza per via delle restrizioni dei centri residenziali e della graduale ripresa delle attività delle associazioni. Abbiamo però cercato di tenere viva la relazione con le realtà che hanno partecipato alle scorse edizioni. Questo attraverso una “corrispondenza” fatta di video, di regali e di telefonate. Ci siamo sempre più resi conto di quanto i “ragazzi” attendessero con trepidazione questo appuntamento annuale! Poi, l’anno scorso, con l’allentamento delle restrizioni, abbiamo potuto ritrovarci, ma solo per celebrare insieme la Messa. Può sembrare poco, ma non lo è!».

Finalmente quest’anno siete tornati in presenza, ma cosa è cambiato?

«Questa ripartenza coincide con le celebrazioni per i 400 anni del Duomo di Valenza, dedicato a Santa Maria Maggiore. Insieme a don Santiago abbiamo così deciso di celebrare il Giubileo delle persone con disabilità, proprio nel giorno di Insieme al traguardo. Passare per la Porta Santa ci ricorda che c’è un Dio che ci accoglie, il cui cuore è sempre aperto per noi, indipendentemente da quanto possiamo sentirci inadeguati o non-abili. E questo interpella ciascuno di noi, come cristiani, a guardare l’altro con lo sguardo di Dio: come un prodigio».

Quali erano le realtà presenti a questa edizione?

«Devo dire che siamo ripartiti col botto, con numeri vicini a quelli delle passate edizioni. Ai giochi hanno preso parte le associazioni “Vivere Insieme” di Valenza, “Il sole dentro” di Alessandria, “AttivaMente” asd di Terruggia e diverse realtà aggregate alle sezioni Oftal delle diocesi di Alessandria e Tortona. Alcune realtà “storiche” erano assenti, principalmente per un problema di date; tra queste anche “Maria Bensi” di Alessandria, “Silvana Baj” di Casale e “Palestra Aperta” di Tortona che aspettiamo per l’edizione 2024».

Per una grande accoglienza serve però una grande macchina organizzatrice…

«Ebbene sì! Insieme al traguardo è solo la punta dell’iceberg e la giornata non sarebbe stata possibile senza l’aiuto e la disponibilità dei volontari delle parrocchie di Valenza, dei Gruppi scout Agesci Valenza 1 e Valenza 2, di Oftal Alessandria, dell’Aido e di Clown Marameo odv. Ai quali si aggiunge un mare di persone che ci aiutano e sostengono, ciascuno secondo le sue possibilità e capacità».

Ela, cosa porti a casa dall’edizione 2023 di Insieme al traguardo?

«Sicuramente l’incontro tra i partecipanti, anche provenienti da diverse realtà: la sensazione è quella di quando si rivede un amico dopo tanto tempo. E poi una gioia grandissima, un clima di festa, di spensieratezza, ancora più forte dopo questi anni di Covid. Devo dire che tutti abbiamo vissuto questa edizione 2023 con meno stress e ansia rispetto agli anni passati, ripartendo dal gusto di stare insieme, nella semplicità. Devo dire che abbiamo anche abbassato l’età media: sebbene il tempo sia passato per tutti, tanti erano i bambini e ragazzi che hanno preso parte. Questo anche grazie a una rinnovata apertura tra associazioni e famiglie che, dopo la pandemia, erano in difficoltà».

C’è qualcosa che vorreste migliorare o cambiare?

«Migliorare? Sempre! Per essere più accoglienti, più preparati. Nello stesso giorno a Valenza si svolgevano anche altre manifestazioni. Ecco, il desiderio può essere quello di creare un’occasione di apertura al mondo, anche a quello che in oratorio non mette piede. Perché è solo dall’incontro con l’altro che possiamo crescere. Questo senza venire meno al cuore della giornata: fare festa insieme, ciascuno come può e vuole. Negli anni siamo passati da un taglio sportivo al “giocare insieme”, così da essere alla portata di tutti, secondo le diverse abilità. Qui non si tratta di “fare centro” ma di fare “del proprio meglio”. Solo così si vince davvero»

Tu perché lo fai? Cosa vuol dire per te?

«Personalmente vuol dire proseguire l’impegno nato grazie ai miei genitori, che sono sempre stati attenti e sensibili alle persone malate e con disabilità. Ancora oggi c’è chi non conosce o non vuole conoscere questa “fetta” di mondo. E lì dobbiamo giocare il nostro gioco».

Testi a cura di Giorgio Ferrazzi

Foto a cura di Chiara Ferrazzi

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