Care lettrici,
cari lettori,
domenica prossima, 11 febbraio, celebreremo la Giornata mondiale del Malato, istituita da papa Giovanni Paolo II il 13 maggio 1992 (esattamente 11 anni dopo l’attentato subito in piazza San Pietro). L’11 febbraio non è una data casuale: è la memoria liturgica della Madonna di Lourdes, quella “bellissima signora vestita di bianco” che apparve alla 14enne Bernadette Soubirous. Grazie al cuore limpido di quella ragazzina, oggi abbiamo una ulteriore possibilità di affidare alla Madonna malattie e sofferenze, nostre e di chi ci è stato affidato. È per questo che abbiamo dedicato ampio spazio a Lourdes e alla Giornata del Malato: perché abbiamo un’Ambasciatrice in Cielo che vale più di mille elucubrazioni. Se ci pensiamo bene, è commovente pensare che davvero il Signore non ci ha lasciato soli nel mondo. Gesù Cristo non è venuto a consegnarci un libro, il Vangelo, sul quale riflettere: non è un intellettuale, il Verbo fatto carne, o uno che tornerà chissà quando (e intanto sono affari nostri). Eppure, quante volte abbiamo considerato con sufficienza la fede semplice, quella di chi si rivolge a Maria come fosse davvero una madre, una persona reale a cui chiedere tutto (e lo è!). Noi, che ci riteniamo “adulti” nella fede, siamo convinti che il Padreterno apprezzi di più le nostre meditazioni, le nostre speculazioni sulla Sacra Scrittura: le cose giuste che abbiamo capito e che ci inorgogliscono (anche se affermiamo il contrario…). Sono verità parziali, che vanno a discapito della verità tutta, come scriveva G. K. Chesterton: “Ogni errore è una verità impazzita”. Se non vogliamo perderci dietro alle nostre immagini di Dio ma ci interessa conoscerLo veramente, abbiamo una Mamma potente che intercede per noi e ci avvicina a Ciò che ci sembra impossibile da capire. Basta scendere dal nostro piedistallo.
E chiederglielo.
Andrea Antonuccio