Un malanno tipico della stagione fredda che colpisce adulti
e anziani: ecco come prevenirlo e curarlo nel migliore dei modi
Un malanno apparentemente lieve ma in grado di rovinare le giornate e le nottate per periodi anche prolungati. C’è modo di evitare che ci affligga? E come lo possiamo curare al meglio? Ma soprattutto, ci sono dei segnali che devono preoccuparci? Lo abbiamo chiesto al dottor Marco Murgia. Su Instagram è @murgiadoc: ha conseguito il Diploma in Medicina generale, fa il medico di famiglia in Alessandria, si occupa di vaccinazioni in Asl e ha conseguito un master in vaccinologia clinica.
Partiamo dalle basi, dottor Murgia: ci potrebbe spiegare che cos’è il raffreddore?
«Stiamo parlando di uno dei disturbi più diffusi in assoluto, in particolar modo nei mesi più freddi che vanno da fine ottobre fino ai primi di aprile. Si tratta di un’infezione virale, che causa sintomi a carico delle alte vie aeree, in particolar modo le cavità nasali e il nasofaringe (la parte superiore della faringe, ndr)».
Da che cosa è causato?
«Il raffreddore è una malattia infettiva di origine virale. Nel 50% dei casi e oltre è causata da un virus che fa parte della famiglia dei rinovirus, del quale esistono centinaia di varianti ben distinte. In percentuali inferiori il raffreddore è causato da altre famiglie di virus, tra i quali i più conosciuti sono i virus della famiglia del coronavirus, quelli influenzali e parainfluenzali».
Sfatiamo dei falsi miti: se esco senza sciarpa in inverno posso prendere il raffreddore?
«Partiamo dal primo assunto: il raffreddore è un disturbo che si sviluppa soprattutto nei mesi invernali, perché i virus che lo causano proliferano sostanzialmente con le basse temperature. Uscire durante l’inverno senza coprirsi la gola con una sciarpa o altro non è la causa dell’eventuale raffreddore che potrebbe sopraggiungere. I colpi di freddo, gli sbalzi di temperatura, sudare all’esterno quando la temperatura è bassa: tutto questo elenco di congiunture sfavorevoli può portare a un abbassamento delle difese immunitarie, che a sua volta espone di più al rischio infettivo di contrarre i virus che portano come esito il raffreddore».
Proseguiamo con la lista di luoghi comuni, per vedere se sono veri o meno: se frequento bambini che vanno all’asilo nido sono più a rischio? Se mi sono ammalato io, lo passo sicuramente ai miei familiari?
«Frequentare bambini o persone che comunque hanno in quel momento il raffreddore, trattandosi di una malattia infettiva che si trasmette per via aerea, può portare ovviamente a un aumentato rischio di contagio. Ma se le mie difese immunitarie sono adeguate e riesco a mantenere una giusta distanza (evitando baci e abbracci) e a osservare le giuste precauzioni (quindi mi lavo frequentemente le mani, quando qualcuno soffia il naso lo invito a gettare immediatamente via i fazzoletti) riesco a ridurre notevolmente il rischio di contagio. Avere il raffreddore non comporta automaticamente il fatto che in famiglia questo si trasmetta a tutti i membri del nucleo familiare. Ovviamente in un ambiente chiuso, ristretto, il rischio può essere più alto, ma non è ovviamente scontato che tutti in famiglia si prendano il mio stesso malanno».
Passiamo a una convinzione granitica che viene diffusa soprattutto nelle chat dei genitori di bambini piccoli: se faccio i lavaggi nasali mi passa?
«I lavaggi nasali non portano il raffreddore a passare e a guarire, ma possono essere molto utili per alleviare la congestione nasale e quindi permetterci di respirare meglio, soprattutto nelle ore notturne».
Detto tutto questo, come possiamo curarlo? Che consigli ci dà in merito, oltre a quello di farci vedere dal nostro medico di fiducia in presenza di sintomi associati come la febbre alta?
«C’è un vecchio detto in medicina, che il raffreddore senza alcuna terapia guarisce in sette giorni, prendendo invece dei farmaci guarisce in una settimana. Scherzi a parte, non ci sono sostanziali e particolari panacee per guarire dal raffreddore, non ci sono medicine che hanno un effetto definitivo sul raffreddore. Ci sono dei farmaci che possono aiutare, questo sì, ad alleviare i sintomi, quindi a ridurre il fastidio e l’indebolimento complessivo che il raffreddore può portare. Per esempio, la tachipirina, per abbassare eventualmente la febbre qualora la temperatura dovesse salire sopra i 38 gradi, o eventualmente mucolitici per fluidificare il catarro o sedativi della tosse, per sedare appunto la tosse e ridurre il fastidio dovuto a questo sintomo».
Si può prevenire in qualche modo?
«Non ci sono sostanziali precauzioni da prendere, sono quelle dettate ovviamente dal buon senso, quindi coprirsi naso e bocca con la mascherina quando si sta in luoghi comuni, evitare il contatto con persone fragili e soprattutto immunodepresse ed anziani e cautelarsi con un po’ di riposo, che male non fa mai. Vorrei aggiungere ancora una cosa».
Prego.
«È opportuno ogni anno fare la vaccinazione antinfluenzale. È particolarmente consigliata a bambini a partire dai 6 mesi, over 60, persone fragili, donne in gravidanza e categorie professionali particolarmente esposte».