Care lettrici,
cari lettori,
apriamo questo numero di Voce con l’intervista (netta ed equilibrata) del nostro Alessandro Venticinque a monsignor Ivo Muser, Vescovo della Diocesi di Bolzano-Bressanone e promotore del report “Il coraggio di guardare”, relativo agli abusi sessuali commessi su minori da chierici nella sua Diocesi. Un tomo di oltre 600 pagine, con durissime testimonianze (verificate, non presunte) che hanno portato alla scoperta di 67 casi tra il 1964 e il 2023. Quello degli abusi nella Chiesa, come sapete, è un tema che abbiamo già trattato sulle pagine del nostro settimanale, e continueremo a farlo, evidenziando innanzitutto le ombre di un fenomeno che tendiamo a sottovalutare e su cui pesa una mentalità omertosa ancora da scardinare. In primis, l’idea del “basso profilo”, che in nome di un senso (distorto) di appartenenza ecclesiale impone di tacere, tenendo le molestie sottotraccia per non dare scandalo (come se lo “scandalo” stesse nel parlare dell’abuso, non nel compierlo). Il basso profilo è la posizione dei comodi, dei tiepidi che non faranno una bella fine: “Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca” (Apocalisse 3:15-16).
Ma in questa tumida e in gran parte inesplorata cloaca di silenzi, dolori e vergogna, nelle parole del Vescovo di Bolzano-Bressanone dobbiamo riconoscere alcuni aspetti positivi che indicano una strada, umana e trasparente, per fare i conti con il passato e affrontare con verità e giustizia il presente. «Questo è il momento in cui tutti possono raccontare. Mi tocca il cuore quando le persone iniziano a parlare della loro storia, forse dopo decenni. Non è facile raccontare esperienze e ferite, ma sento che sta crescendo la fiducia» ci ha detto monsignor Muser, che nel report (da lui stesso voluto!) è stato messo spietatamente sotto accusa: «Mi sono assunto tutte le responsabilità per gli errori commessi nel mio mandato. Per l’insufficiente controllo, per la riluttanza nell’adottare chiare misure preventive, per una documentazione carente, per non aver gestito al meglio i casi di abuso» ci ha detto. Di fronte a una ammissione così schietta delle proprie responsabilità, mi sento di dire che forse qualcosa sta cambiando (in meglio). Anche grazie alla spinta di papa Francesco, per il quale continuiamo a pregare.
Andrea Antonuccio – direttore@lavocealessandrina.it