Il Papa è tornato alla Casa del Padre lunedì 21 aprile alle 7.35
Mercoledì la comunità diocesana si è riunita per una Veglia di preghiera
Eccellenza, che cosa ha pensato quando ha saputo della morte del Papa?
«Il primo pensiero che mi è venuto in mente è: “Ma quanto l’abbiamo fatto soffrire questo pover’uomo, quante aggressioni ha subito, alcune veramente brutte e becere?”».
Ci può spiegare meglio?
«Credo che, comunitariamente, dobbiamo chiedere perdono a papa Francesco. Dentro la Chiesa c’è un peccato grosso, e non da adesso: lo abbiamo visto con Francesco, ma anche con Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Paolo VI».
Di quale peccato si tratta?
«Il peccato è che la nostra fede nel Papa è debole. Trovo veramente ipocrita pregare per Francesco che è salito al Cielo, o per chi gli succederà, senza far fare un “salto di qualità” alla nostra fede nel Sommo Pontefice della Chiesa».
Non crediamo al Papa?
«Ho sentito molte persone lamentarsi di come veniva trattato papa Francesco durante il suo pontificato, ma spesso erano le stesse che si erano comportate in modo analogo con Benedetto XVI. Questo vuol dire che il problema non è nel come si tratta il Papa, ma nel fatto che corrisponda o meno alla tua idea… ed è molto diverso! Vuol dire farne una questione ideologica, come in politica».
Nella Veglia di mercoledì in Cattedrale lei ci ha invitato a chiedere scusa a Francesco.
«Non potevamo fare una Veglia in onore del Sommo Pontefice senza chiedere perdono della sofferenza che, come Chiesa, gli abbiamo arrecato. Altrimenti, con che faccia potremmo chiedere al Signore il dono di un Papa? Per crocifiggerlo non appena arriva, se non è della nostra fazione? Il criterio qual è? La nostra idea di Chiesa, oppure la fiducia nel fatto che Dio, attraverso quel Santo Padre che ci dà, conduce la Chiesa?».