La testimonianza di Vittoria Laurenzano, pellegrina ammalata, ai ragazzi della Green car
Vittoria, ci vuoi spiegare perché vieni a Lourdes?
«Ogni anno vengo a Lourdes perché gli amici che trovo qui in pellegrinaggio mi danno la carica per aiutarmi ad affrontare il resto dell’anno. Stare con loro mi dà forza e ho la sensazione che passi anche il male che provo alle gambe e alle braccia, dovuto alla spasticità. Ho sempre la speranza di poter vedere un po’ di più e un po’ meglio. Ora ci vedo poco perché che sono stata operata agli occhi; prima non vedevo nulla!».
Vieni a Lourdes da tanti anni: chi ti ha invitato la prima volta al pellegrinaggio diocesano?
«Sono stata a Lourdes per la prima volta quando avevo 4 anni, insieme con la mia mamma. Poi non sono più tornata per molto tempo, ma un giorno, Armando Bocchio (ex presidente dell’Oftal alessandrina, ndr), mi ha detto: “Vuoi venire a Lourdes con noi?”. Io non sapevo bene di cosa si trattasse, ma mi incuriosiva e ho detto: “Sì, sono curiosa e vengo”. Poi andando avanti con gli anni di pellegrinaggio, Andrea Serra (attuale presidente dell’Oftal, ndr) mi dice: “Vittoria, ti senti di fare servizio?”. E io ho risposto: “Certo, anche se sono in carrozzina voglio darvi una mano”. Così, da quasi quattro anni faccio servizio, e mi trovo molto bene. All’inizio aiutavo i ragazzi della Green car, perché ero più giovane. Adesso sono invecchiata, e aiuto quelli più grandi (sorride)».
E dicci, che cosa si prova dopo che si è stati a Lourdes?
«Le persone che incontro a Lourdes mi danno la forza per andare avanti, perché vi dico una cosa… quando si ha una disabilità e si è su una carrozzina, quando qualcuno, anche una volta ogni tanto, una volta al mese, si ricorda, ti nomina o ti pensa, tu non senti più i mali che ti affliggono. Quando hai tanti dolori alle gambe e alle braccia, non li senti più, è come se sparissero. Sì, ogni tanto devi prendere le pastiglie, perché hai delle cure da seguire, però poi il resto passa. Hai tanti amici che ti aiutano a combattere meglio, a essere forte. Perché sai che ti pensano, lo senti: e questo aiuta. Basta anche solo un pensiero, un minuto. Ma è una cosa davvero importante».
Davanti a te hai i ragazzi della Green car: ci sono Alessandra, Sara, Nora e Lorenzo. Per loro è il primo anno di pellegrinaggio a Lourdes: che consiglio ti senti di dare per vivere al meglio questi giorni, ma anche il rientro a casa?
«Se potete, imparate le parole e i consigli che vi danno i vostri responsabili della Green car e le persone più adulte. E poi metteteli in pratica, soprattutto nelle vostre comunità, perché magari lì manca questo spirito. Se c’è qualcuno che ha bisogno di una parola buona, siate voi a dargliela. Quando nella vita arrivano certi “temporali” sulla testa, in cui ti trovi e che non ti aspetti, serve sempre qualcuno che si ricordi di te e ti aiuti nel momento del bisogno. Non lasciatele mai sole, queste persone. E se avete i genitori, andate a casa, e abbracciateli. Sapete… quando avevo la mamma, le stavo sempre vicino, ma non sempre ce l’ho fatta a darle ciò che voleva. Purtroppo è morta di tumore, e sono sicura che adesso è in Paradiso. Ora spero di aiutare mia sorella e, quando sarò più anziana, di trovare anche io la strada per il Paradiso. Spero di esservi stata di aiuto, e anche durante l’inverno, quando vi vorrete ricordare di qualcuno, se vi ricordate anche di me, mi farà davvero piacere (sorride)».
Giorgio Ferrazzi
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