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Collezionare per Credere – Dove abitano le collezioni

Tutto ebbe inizio nel 2007, prendendo spunto dalle «Case aperte» di Bologna, un’associazione di e per giovani artisti che decise di esibire le proprie opere all’interno di case abitate aprendole ai visitatori e trasformandole, per brevi periodi, in gallerie informali. In seguito a diversi gruppi capitò di organizzare altre iniziative, sempre utilizzando delle case private per implementare servizi e attività, inaugurando l’era dei lab. Sono nate delle realtà che vivono senza la necessità d’invischiarsi nella burocrazia, senza possedere risorse commerciali tali da pagare affitti per locali in posizioni strategiche… La casa del tè risulta davvero suggestiva, vuoi per il profumo che si percepisce fin dall’ingresso, vuoi per i comodi tappeti e divani, il guitar lab è dedicato alla sperimentazione e al collezionismo di chitarre, l’ospedale dei giocattoli consiste in un pronto intervento per aggiustare bambolotti e giocattoli «infortunati», la casa dei saponi insegna a preparare saponi naturali assemblando le relative materie prime… E da noi ? Il fenomeno è per lo più sporadico; fa leva su rassegne consolidate come quella di Borgo Rovereto che anima cortili e chiese aperte per una visita guidata… A maggio, infatti, si aprono i cortili per ospitare musica, sfilate, mostre ed esposizioni artigianali; la festa segue un preciso canovaccio. Oppure alcuni edifici storici che ospitano abitazioni private e uffici sono visitabili in occasione di eventi particolari, come le giornate di primavera del Fai che fanno (ri)scoprire ville, dimore storiche, teatri che hanno tracciato la storia culturale e artistica di un luogo. Adesso sarebbe anacronistico, ad esempio, aprire una casa videoteca perché ciascuno può annoverare, on demand, migliaia di titoli a qualsiasi ora. Di questo passo creatività, condivisione e collezionismo rischiano di essere confinati a gallerie fotografiche virtuali, ma senza un «cantuccio» dedicato; questa problematica è sentita, ad esempio, da Carmen Ugo e Silvia Perosino che hanno esposto, a inizio marzo, una raccolta di rosari artigianali presso la chiesa di «San Giacomo della Vittoria». Un lodevole, efficace sforzo di organizzare mostre itineranti, trasformando un luogo, ad esempio di culto, in una provvisoria galleria. Il risultato è più positivo che sotto la tipica egida museale. Sarebbe utile prolungare simili eventi, portandoli via via a diventare un appuntamento a cadenza fissa, ad esempio settimanale, al fine di ottenere un rodaggio e, perché no, un feedback più consapevole della raccolta esposta. Ecco, allora, l’immensa risorsa delle case museo, per valorizzare città e, ancor di più, i nostri sobborghi. E’ pur vero che non tutti hanno la possibilità o l’intento di destinare un luogo, anche solo una stanza di casa al pubblico, rispettando con impegno orari di apertura e chiusura, ma sudate e meritevoli raccolte da mostrare ci sono eccome e la sfida è intrigante.

Mara Ferrari

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