“Collezionare per credere” di Mara Ferrari
“Dr. Mario”: chi non conosce il videoludico rompicapo, in stile Bust-a-move e Tetris, distribuito dalla Nintendo, per la prima volta, nel 1990?! Da trent’anni l’amatissimo Super Mario, in camice bianco, distrugge caterve di virus, impilando capsule di vitamine.
I virus possono essere di tre differenti colori, blu, giallo e rosso; anche le capsule assecondano questa cromatica tipicità, ma essendo divise in due parti, possono risultare di colori differenti. Per eliminare i virus occorre impilare tre parti di capsule del medesimo colore sopra il virus oppure aggregarle di fianco, muovendole o ruotandole nel campo di gioco, rappresentato come una gigante bottiglia. Le capsule in eccesso rimangono nella schermata; possono essere eliminate solo a gruppi di tre cromaticamente identiche.
Una volta distrutti tutti i virus il livello termina e si passa a quello seguente; da sempre Dr. Mario è considerato da molti collezionisti fra le videoludiche gemme senza tempo. Nella sua classica effigie, indossa un camice da medico bianco, pantaloni e camicia dello stesso colore, cravatta rossa e uno stetoscopio intorno al collo e lungo le spalle. Inoltre ostenta uno specchio da medico in testa, che sposta all’indietro la capigliatura; in “Dr. Mario 64”, al contrario, indossa una camicia bianca, il suo camice è abbottonato, la sua pelle è più chiara e gli occhi sono azzurri anziché neri. I fan più scrupolosi hanno notato che il suo stetoscopio è posizionato intorno alle spalle e lo specchietto non è bianco, ma nero.
Se quello “sterminavirus” di Dr. Mario lavora presso l’ospedale del regno dei funghi per fortuna c’è chi, nella realtà, sta già testando il “vaccino-cerotto”. Questa scoperta potrebbe dar vita al concorso, per ora solo in modalità finzione letteraria, dei “cerotti stravaganti: disegna il tuo !” di cui si parla nel libro di Megan Mc Donald “Judy Moody salva il mondo”.