“La recensione” di Fabrizio Casazza
Un tema francamente scomodo per l’esegesi e decisamente emarginato dalla teologia è quello dell’ira di Dio. Un antico luogo comune afferma che l’Antico Testamento presenterebbe una divinità arrabbiata e vendicativa, mentre nel Nuovo Gesù avrebbe portato solo misericordia. A dire il vero non è così, come spiega il libro “Anche Dio si arrabbia”, appena pubblicato da Città Nuova (pp 188, euro 16).
Don Aldo Martin, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Vicenza, ripercorrendo la Bibbia spiega che «le disavventure e gli insuccessi di Israele […] vengono ricondotti non ad alleanze sbagliate, a errori politici o a infelici mosse diplomatiche, ma a un’unica grande colpa: la ribellione al Signore e l’ammiccamento nei confronti di altre divinità» (p. 39). In questa prospettiva l’ira rappresenta la «modalità con cui Dio difende Israele, nazione piccola e fragilissima, e garantisce la giustizia per gli oppressi» (p. 83). In altre parole, «l’ira di Dio è l’altra faccia del suo amore» (p. 84).
Questo vale anche nel Nuovo Testamento. Per san Paolo l’ira divina non è uno scoppio rabbioso ma una ripulsa verso ogni forma di malvagità, per cui la «collera divina è l’amore ferito e respinto» (p. 132). Addirittura, si può dire che la minaccia della dannazione è «il palesamento paradossale di una volontà buona» (p. 168).
La sintesi del volume del biblista Martin può essere in fondo ben descritta dal sottotitolo: l’ira e il giudizio divini possono essere intesi come modi estremi di amare da parte di Dio nei confronti del suo popolo.
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