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I cocktail ai tempi del coronavirus

“Collezionare per credere” di Mara Ferrari

Il rituale dello Spritz, il bere giovane, l’aperitivo socializzante, in questo periodo si tinge di sensucht (dal tedesco “sehnen”, ossia desiderare e “sucht”, brama), nostalgico struggimento che si prova nel non potere raggiungere l’oggetto a lungo vagheggiato…

Sapevate che un recente studio dell’opera di Fleming ha dimostrato che il mitico James Bond consuma, in media, un drink ogni sette pagine?! Dei 307 drink totali, il preferito è il whisky: ne beve in tutto 101, tra cui 58 bourbon e 38 scotch. Ha pure una grande passione per lo Champagne e nel libro “Si vive solo due volte” (1964), che si svolge prevalentemente in Giappone, Bond prova il sakè. Gli piace e ne beve 35. L’agente 007 opta per quella che si ritiene la sua bevanda preferita, il Vodka Martini, solo 19 volte e beve quasi altrettanti Gin Martini. Sean Connery è stato il primo Bond a dire «agitato, non mescolato» in Goldfinger (1964) e, d’allora in poi, ricorre in molti film, divenendo una delle citazioni cinematografiche più riuscite di tutti i tempi.

La ricetta personale di Bond per il Martini, presa dal primo libro “Casinò Royal” (1953), è la seguente: «Tre dosi di Gordon, una di vodka, mezza di China Lillet. Versate nello shaker, agitate col ghiaccio e aggiungete un po’ di scorza di limone». Perché Bond insiste sui martini agitati? A rigor di termini, un Gin Martini agitato si chiama Bradford; lo stesso Fleming preferiva il Martini agitato al bourbon, il che può spiegare la predilezione per il cinematografico eroe…

Drink di colore blu e verde, dal sapore di frutta e di crema a più strati ed altri che sfidano la legge di gravità; c’è anche un drink tanto elegante da meritare un Oscar! Cocktail esotici per fuggire dall’afa della città: i loro nomi sono tutti molto intriganti quanto i loro ingredienti. Un Ben’s orange cream o un Juliana blue, uno Skies Ahead o un Havana beach?

Lo Zombie, ad esempio, è un cocktail esotico a base di Rum appartenente alla categoria dei Tiki. Un cocktail inventato nel 1934 da Donn Beach: è talmente potente da creare leggende e racconti piuttosto bizzarri intorno la sua origine; non viene servito in una Tiki Mug ma in un semplice bicchiere di vetro rigorosamente a tubo. Anche la decorazione è molto semplice, un rametto di menta che servirà, con la sua freschezza, a preparare il palato a un cocktail alcolico.

Una testimonianza significativa della ricetta del 1934 si più trovare nel volume intitolato “Original Polynesian tropical bar recipes”, scritto nel 1963 da Dick Moano e Wally Turnbow. Si fa scorta di vitamine perché le ricette includono non uno, ma diversi succhi abbinati: ananas, arancia, frutto della passione, guava e cocco.

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