Intervista alla pediatra Sabrina Camilli
Dottoressa, nella scorsa puntata abbiamo affrontato il difficile tema del bullismo e cyberbullismo: possiamo aggiungere qualcosa?
«Vorrei aggiungere due note positive, per dare un po’ di speranza nelle possibilità di reazione: recentemente ho letto su internet la storia di Flavia, un’undicenne che è diventata un esempio di coraggio e che è stata ricevuta e premiata dal prefetto di Cremona, Vito Danilo Gagliardi, per via della lettera di denuncia, ma anche di perdono, che ha inviato al quotidiano La Provincia di Cremona, in cui si rivolge alla sua bulla (che è arrivata anche ad augurarle la morte) “con affetto e compassione”. Ecco il testo: “Cara bulla, se è vero che da un lato hai cancellato in me ogni illusione del mio dorato mondo di bambina, dall’altro ti ringrazio perché mi hai dato carica e grinta – ha scritto Flavia -. Cara bulla, volevo solo farti sapere che mai riuscirai a spegnere la mia voglia di vivere”».
Mentre la seconda?
«La seconda è la app di Borsi, il maturando che fa la “guerra ai bulli”: come tesina si è inventato una app gratuita che permette di fare segnalazioni in forma anonima al referente di istituto per il bullismo, presente in ogni scuola. Reagire quindi si può e in maniera anche molto brillante».
A proposito di pericoli della rete, sentiamo sempre più spesso parlare di dipendenze da Internet: di cosa si tratta?
«Stiamo parlando di Iad (dall’inglese Internet addiction disorder, ndr) e cioè di un disturbo da abuso della rete telematica. In concreto si tratta di un comportamento problematico che per quanto riguarda i ragazzi, perché naturalmente colpisce anche gli adulti, si manifesta in famiglia e a scuola, quando passano molto tempo online. Il quadro generale non è dei più confortanti: studi recenti rilevano che oltre 250 mila adolescenti in Italia passano più di tre ore al giorno davanti al pc. L’Oms descrive la dipendenza patologica come condizione psichica determinata dal una sorta di “incontro” tra una persona e una sostanza tossica che determina un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in questione, in modo continuativo, per averne benefici momentanei in termini psichici e di evitare il malessere se viene a mancare. In questo specifico caso invece parliamo di dipendenze senza sostanze».
Quali tipi di dipendenze intendiamo?
«Con il termine Iad racchiudiamo cinque tipi di dipendenze. C’è la dipendenza da relazioni virtuali, instaurate via chat. C’è il sovraccarico cognitivo, ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web (che si può essere accentuata durante il lockdown), la dipendenza dal sesso virtuale, offerto dai siti pornografici. Ma anche quella dai giochi virtuali, senza l’interazione con altre persone, la dipendenza da gioco d’azzardo online e shopping compulsivo».