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«Ha lasciato a tutti un’eredità preziosa»

In ricordo di monsignor Fernando Charrier

Sono passati già nove anni dalla scomparsa del vescovo Fernando, ricordato sabato scorso in cattedrale, e rievocare gli anni del suo ministero in mezzo a noi, ci spinge ad andare a momenti importanti della vita personale e della nostra comunità locale. Chi ha conosciuto a fondo Charrier sa bene che la sua immagine quotidiana era l’esatto opposto di quella comunemente ritenuta: il pastore che in pubblico appariva serio e riservato, parlava invece volentieri e a lungo, senza fretta, era capace di ascolto e di confronto; sapeva ridere spesso e di gusto, e molto sorridere di sé e dei suoi tratti caratteriali.

Tutti poi, nella sua predicazione pubblica e nei suoi scritti, possiamo ricordare un pastore ricco di umanità e di spiritualità, attento ai problemi complessi del nostro tempo e in particolare del mondo del lavoro, delle famiglie e dei poveri, per cui ha speso tutto se stesso. Vi erano davvero fervore e passione umana e cristiana nelle sue parole, pronunciate a voce alta e con calore davanti all’altare della cattedrale, come molte foto ce lo restituiscono.

Il vescovo Fernando ha lasciato alla Chiesa italiana e alessandrina un’eredità preziosa di insegnamenti e di testimonianze, un ministero vissuto sempre con competenza, autorevolezza, equilibrio e profondo spessore culturale e pastorale. Ha insegnato a generazioni uno stile rispettoso e discreto di vicinanza agli uomini nei luoghi in cui vivono, lavorano e costruiscono la loro esistenza.

Questo “primato dell’uomo” faceva sì che fosse in lui naturale la tolleranza, il rispetto di tutte le idee: non per nulla il suo motto episcopale era «Radicati nella carità», tratto dal cap. 3 della lettera agli Efesini. Secondo questo stile, certamente Charrier proponeva le proprie posizioni e quelle della Chiesa, ma ascoltava sempre e addirittura onorava le idee degli altri, anche distanti, con amicizia, con una sensibilità che lo portava a non imporsi mai, ma a vivere le vicende di tutti con partecipata affabilità e a volte con angosciata condivisione.

Erano state certamente le sue origini povere e montanare a donargli quel suo caratteristico senso della giustizia, del sacrificio, della comunione, visibili sempre nel suo impegno per il lavoro, per i giovani e per l’iniziazione alla fede cristiana.

A volte frainteso nelle sue intenzioni profonde di cristiano e di padre, erroneamente interpretare da qualcuno come prese di posizioni politiche, Charrier è stato un maestro per noi, soprattutto per i preti giovani, dei quali cercava costantemente la compagnia e il parere, cosciente delle difficoltà sempre più grandi che nei nostri anni si susseguono nel ministero, nella vita sociale e comunitaria.

Un amore appassionato e non privo di sofferenze quello del vescovo Fernando per la sua diocesi e per la comunità degli uomini, espresso da parole a volte intrise di amarezza, ma mai di sconforto. Così, in ogni momento, anche negli ultimi giorni della sua vita, abbiamo ascoltato un uomo appassionato, forte e competente, attento alla persona e ai suoi problemi, pieno di spirito profetico e di coraggio, sempre aperto a relazioni fatte di schiettezza e dolcezza insieme.

Stefano Tessaglia

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