“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli
Una delle cose che ho imparato seguendo il calcio, una delle più importanti e forse anche divertenti, è che la tanto amata ars pedatoria non è quel che può definirsi una scienza esatta, anzi. Certo, ci sono regole, valori, intuizioni che solo una grande conoscenza degli uomini e delle loro caratteristiche possono affinare e che spesso fanno la differenza tra un allenatore capace e uno che non lo è.
Esiste la capacità di comprendere le qualità tecniche dei giocatori, le loro fragilità e, al contempo, i rispettivi stimoli e, naturalmente, anche quella sorta di magica alchimia – che si chiama amalgama – che fa sì che solisti spesso non di eccelsa qualità possano talora formare straordinarie orchestre e che, di contro, rendono stonato un insieme non sufficientemente armonico di individualità di eccellenza.
Ecco perché, anche in una situazione apparentemente inestricabile come quella dell’Alessandria di quest’anno che, nonostante acquisti a ripetizione e un importante avvicendamento in panchina, sembrava veramente non aver trovato la quadratura del cerchio, né intravedere la luce in fondo al tunnel, l’intuizione magica di un allenatore moderno e senza pregiudizi come Moreno Longo potrebbe rivelarsi la chiave di volta della stagione.
Stiamo parlando di un’intuizione che porta a voler togliere un uomo da un centrocampo troppo affollato ma clamorosamente privo di registi di qualità e aggiungerlo all’attacco, al tempo stesso infondendo quello spirito dinamico e aggressivo che prima mancava e che ha trasformato una formazione forte ma incredibilmente fragile in una compagine che sembra non aver più paura di nulla. E poi, non scordiamolo mai, la palla resta rotonda e una prestazione imponderabile, o quel sottilissimo velo di fortuna (lo stesso che porta il pallone a colpire un palo anziché infilarsi in porta, o un arbitro a prendere una decisione piuttosto che un’altra), possono sempre sparigliare le carte ed imprimere a incontri dall’esito apparentemente scontato un risultato inaspettato.
Di fronte a questa verità, drammatica o divertente a seconda di come la si guardi, anche il più esperto degli intenditori puoi rimanere sbugiardato e lo sport, quello autentico e demandato all’estro del singolo, riprendere il sopravvento e il suo giusto ruolo da protagonista.
Leggi anche:
La speranza è l’ultima a morire
Come un colosso dai piedi d’argilla
L’imprevedibilità del calcio (e dei Grigi)
Alla ricerca della continuità
Il male oscuro dell’Alessandria
La bulimia del presidente
Il popolo dei social
Calciomercato: il prezzo non è giusto
Comprate, purché… compriate
Finestra di mercato: qualche perplessità…