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Don Guido Ottria, 100 di questi giorni!

Intervista a don Guido Ottria, che sabato 27 gennaio festeggia un compleanno speciale

«Non ho paura di lasciare questo mondo, sono certo che il Signore è amore. Sapete cosa dicono i parrocchiani? Se ce l’ha fatta lui, ce la faremo anche noi!»

Don Guido, ci siamo: sabato 27 gennaio compie 100 anni.

«Eh… (sorride)».

È un privilegio per pochi.

«Non è un merito mio, è un segno di Misericordia del Signore. Nonostante i limiti che purtroppo ho, specialmente nella deambulazione. Sono sempre in casa, non mi muovo: vado in chiesa, poi torno qui».

Nel 2022 eravamo venuti a trovarla per il suo 75° di sacerdozio, e lei ci aveva mostrato i suoi appunti per le omelie, scritti dietro ai bollettini postali…

«Continuo ancora. Ne ho una barca, di questi “pizzini” (sorride). Ho la fortuna di poter ancora dir Messa, la testa mi sembra a posto… Concelebro con don Vittorio (Gatti, ndr), ma quando non c’è lui faccio io. Di norma celebro alle 18.30 del sabato e della domenica. Cerco di fare un’omelia breve ma che dica qualcosa. Mi impegno molto».

Cosa dice nelle sue omelie?

«Parto sempre con una riflessione legata al Vangelo, non faccio “fughe” politiche o di altro tipo. Ma parlo anche di ciò che accade: mi pesa molto vedere questa crudeltà imperante nel nostro mondo: cattiveria, disprezzo della vita… Insisto molto su questi temi, sottolineando che la nostra fede è l’annuncio della pace, della misericordia, della fraternità. Purtroppo il messaggio evangelico non attecchisce più».

La spaventa questa realtà di guerra?

«La guerra è una follia, come dice il Papa. Questo spreco di risorse per ammazzare gli altri che senso ha? È veramente diabolico».

Il diavolo c’è, e opera nel mondo. Lei lo ha mai visto?

«Ho fatto anche l’esorcista per un po’ di anni…».

Questo non ce lo aveva ancora detto.

«Ho incontrato molte persone con sofferenze gravi. In qualche caso sono rimasto in dubbio, se ci fosse qualcosa di particolarmente diabolico in loro… Comunque, io ho fatto il mio lavoro con semplicità. E ho avuto molte richieste, anche da lontano».

Ci racconta?

«Una ragazzina me la portarono da un paesino della Sicilia. Quando la incontrai, si ribellò e mi sputò addosso. Non so cosa potesse avere… Poi seppi che si era ripresa. La “cura” era andata a buon fine (sorride)».

Qual è il suo punto di riferimento nella Chiesa, oggi?

«Sicuramente il Papa. E mi spiace molto questo atteggiamento di tanti contro di lui. Io condivido pienamente la sua linea pastorale, mi sembra che sia di una attualità eccezionale. C’è bisogno di far fruttare uno spirito di comprensione vicendevole, di fraternità. Anche l’ultimo documento (la “Fiducia supplicans”, ndr) va in quella direzione: l’uomo fa le sue scelte, ma non deve sentirsi emarginato perché non segue un certo cammino. La comprensione deve esserci per tutti. Impariamo a volerci bene, a comportarci in fraternità. Non tocca a noi giudicare le persone. Noi chiediamo la grazia, la benedizione, la salvezza per tutti».

E nella sua famiglia?

«Ricordo sicuramente mia sorella, che si è spesa totalmente per me. Mi ha sempre seguito, non si è sposata: ha assistito prima la mamma e poi me. È mancata nel 2008, l’hanno operata all’anca ed è sorta una infezione che non hanno saputo rilevare. Non si è saputo bene il perché…».

Che cosa chiede al Padreterno, tutte le mattine, quando si alza?

«Guardi, ho questo libretto di preghiere di Romano Guardini (prende in mano il libro e lo apre). È molto bello, sto leggendo “Il giudizio”: “Io chiedo il tuo giudizio, esso non deve essere pronunziato su altri ma su me stesso. E lo chiedo proprio perché chiedo verità e giustizia. Ma tu non verrai come vendicatore e distruttore, ma come salvatore. Così il giudizio sarà l’ultima azione di Dio che compirà la redenzione. Tu sei tutto, sei anche la mia impotenza. Tu che sei tutto, sei anche il Signore della grazie, perciò mi consegno al tuo giudizio. Esso perfezionerà la verità, ma questo, secondo la parola del tuo apostolo, sarà amore”. Il giudizio ci deve essere, per mettere in chiaro le cose sbagliate, ma sarà di Misericordia. L’amore che non ho saputo dare io, lo metterà Lui».

Ha paura di lasciare questo mondo?

«No, sono certo che il Signore è amore».

Chi è Gesù per lei?

«È tutto. Senza di lui saremmo nulla».

Don Guido, tanti auguri! Lei è una speranza per tutti.

«Grazie. Sapete che cosa dicono i miei parrocchiani? “Se ce l’ha fatta lui, ce la faremo anche noi!”».

Andrea Antonuccio e Alessandro Venticinque

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