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Vi aspetto domenica per il Sinodo. In video

Domenica 16 il nostro Vescovo ci parlerà di Unità pastorali. E non solo

Eccellenza, domenica 16 gennaio alle ore 15 potremo guardare sui social della Diocesi il video con cui lei aprirà questa fase sinodale sulle Unità pastorali. Ci spiega di che si tratta?

«Si tratta di mettere un punto e andare a capo, iniziando un cammino nuovo. Sinodo: “σύν” e “ὁδός”, una strada insieme. E la percorreremo incontrandoci, parlandoci, fidandoci e scambiandoci pareri… progettando insieme e cercando di portare noi stessi e gli altri a Cristo. Perché questa è la nostra missione».

Approfondiamo questo aspetto. Perché vederci?

«È la prima cosa che Gesù ha detto resuscitando: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16). Il problema è che noi rischiamo di vivere tutto questo come un compitino…».

E come si evita il “compitino”?

«Si evita quando il motivo per cui mi muovo è l’incontro con Gesù che mi dice queste cose. E Gesù lo incontro nella sua Parola, che mi ha lasciato perché anche in me si faccia, in qualche modo, carne. E me ne accorgo perché infiamma il cuore, come ai discepoli di Emmaus: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” (Luca 24, 32)».

Però di cuori ardenti non se ne vedono tanti in giro…

«L’ardore del cuore si conserva in una vita di comunità cristiana. La quale, a sua volta, è individuata, come ha detto papa Francesco nell’udienza generale del 25 novembre 2020, da quattro coordinate: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42). La formazione alla vita cristiana, lo stare insieme, il condividere, il celebrare l’Eucarestia e le preghiere insieme: sono questi i punti-chiave che determinano una comunità, che è il luogo in cui lo Spirito agisce. Quindi è l’occasione di un incontro, anzi dell’Incontro, con la “i” maiuscola, che può cambiare la vita, e fa ardere il nostro cuore».

Quindi lei dice che il Sinodo può generare questo Incontro, con la “i” maiuscola?

«Il Sinodo è l’occasione di condividere questo Incontro, se lo abbiamo fatto; di richiamarci a questo Incontro, se lo abbiamo dimenticato; di implorare questo Incontro, se non ci è ancora capitato; di ascoltare questo Incontro da quelli che lo hanno già fatto. Il Sinodo è l’occasione, a seguito di questo Incontro, di cambiare strada e dare un annuncio di gioia, senza il quale la nostra Chiesa è una serie di adempimenti, di cose da fare, che alla fine della favola lasciano il tempo che trovano. E oltretutto ci stancano e “drenano” le nostre energie».

In tutto questo, cosa c’entra la riorganizzazione in Unità pastorali delle nostre parrocchie?

«Senza un ambiente vitale in cui metterlo in pratica e viverlo insieme, l’Incontro è una sorta di “una tantum” che lascia il tempo che trova. Tante volte mi sono meravigliato di persone che hanno avuto delle manifestazioni di Dio, anche molto forti, ma poi non sono andate da nessuna parte… Si sono perdute perché nella loro vita non c’era la Chiesa. Tant’è vero che domenica scorsa, nella Festa del Battesimo del Signore, cresimando alcuni adulti ho detto loro: “Guardate, io non posso lasciarvi andare avendovi descritto queste azioni dello Spirito Santo, con il rischio che voi possiate non vederle realizzate nella vostra vita, perché mi sentirei un truffatore”. Ho ricordato la mia esperienza di bambino, quando cercavo di costruire castelli di sabbia di fronte alla riva del mare, con le onde che arrivavano e cercavano di demolirli. Quando il mare si alzava, l’unica soluzione era cercare delle pietre per metterle come riparo dove le onde andavano a urtare. Ho detto a questi cresimandi che la pietra è la Chiesa, la roccia di Cristo su cui si costruisce: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18). La comunità cristiana è il luogo in cui si manifesta l’azione dello Spirito: cerchiamo di renderla più accogliente ed efficace, allora. Il progetto delle Unità pastorali va proprio in questa direzione».

Veniamo allora a domenica 16. Come ci possiamo preparare?

«La cosa più bella, senza dubbio, sarebbe guardare e commentare il video insieme ad altri. Abbiamo dovuto rinunciare all’idea di un incontro in presenza, con tante persone, per questioni di prudenza e di opportunità sanitaria. Ma non appena ci sarà l’occasione vorrei che le comunità si incontrassero per riflettere, condividere e commentare la proposta. Una proposta di cambiamento, che ci fa tornare all’incontro con Cristo».

Una proposta di cambiamento: rivolta a chi?

«Rivolta a tutti quelli che ci stanno. A me non interessa quante volte vanno a Messa, a me interessa se queste persone hanno voglia di mettersi in gioco per Qualcuno che hanno incontrato. Se la risposta è “sì”, allora possiamo fare una strada insieme».

Andrea Antonuccio

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