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La vita di Cristo, è la luce degli uomini

L’omelia di monsignor Gallese alla Veglia di Pasqua in Cattedrale

«Da tanto tempo sono scontento dell’orario “classico”, le 22.30, della Veglia pasquale. Il Signore non è risorto alle 22.30, ma nemmeno a mezzanotte, probabilmente un po’ più avanti. Dentro di me, tutti gli anni dico: “Come sarebbe bello celebrare la Veglia di primo mattino”…». Con queste parole, nell’intervista di apertura dello scorso numero di Voce, monsignor Guido Gallese aveva annunciato la Veglia di Pasqua in Cattedrale alle 5.30 del mattino (trasmessa anche in streaming sui canali social della Diocesi). E così, nelle prime ore di domenica 4 aprile, rispettando gli orari del coprifuoco, molti fedeli si sono recati in Cattedrale per celebrare, in un orario “insolito”, la Santa Pasqua.

Qui sotto riportiamo l’omelia del nostro Vescovo.

«Carissimi, nella Liturgia della Parola abbiamo ascoltato queste parole: “In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Abbiamo iniziato con il buio, lo so che è una scelta piuttosto rara, ma l’ho fatto perché questa è la Liturgia della luce. Per me è essenziale rimarcare il passaggio dalla tenebra alla luce.

Proprio su questo vorrei fare una riflessione con voi, entrando il cantore ha cantato: “Cristo luce del mondo”, e noi abbiamo detto: “Rendiamo grazie a Dio”. Nelle tenebre la luce di Cristo, rappresentata dal Cero pasquale, è entrata e ha illuminato tutti noi che abbiamo acceso le nostre candele dal Cero. Questo passaggio lo ripetiamo nella Liturgia pasquale e viene richiamato tante volte durante tutto il Tempo di Pasqua, ci sarà il Cero pasquale proprio a ricordarci questo.

Un passaggio fondamentale, solo che facciamo fatica a metterlo a fuoco, perché c’è una differenza abissale tra essere consapevoli che c’è una luce oppure no. Gesù è la luce. Dice Giovanni, capitolo 8 versetto 12: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

Cristo è venuto a illuminarci questo mistero

Quando diciamo che Gesù è la luce del mondo è una bella immagine, però Giovanni quando nel suo prologo parla di Gesù che viene nel mondo e lo fa ricalcando la Creazione, il testo che abbiamo ascoltato per primo in questo elenco di libri che ci hanno parlato dell’opera della salvezza di Dio, dice: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”. La vita di Dio, la vita di Cristo, è la luce degli uomini. Senza questa luce noi viviamo la tenebra, perché? È facilissimo chiedersi: “Da dove veniamo? Chi lo sa. Che cosa c’era prima di noi? Il buio, prima della nostra nascita. Verso dove andiamo? Chi lo sa. Cosa c’è alla fine della nostra vita? In modo istintivo pensiamo la tenebra”.

Cristo è venuto a illuminarci questo mistero, a darci un senso. Noi abbiamo senso solo nella misura in cui ci rendiamo conto, come ci è stato rivelato da Gesù, che da sempre siamo stati pensati: non andiamo nel nulla, non andiamo nelle tenebre, il nostro cammino è su questa terra non è un breve percorso che parte dal nulla e va verso una tenebra eterna, il nulla. Questo dà una prospettiva angosciante, come una cappa sulla nostra vita. Gesù Cristo è venuto a far splendere una luce, la sua luce. E ci ha detto di credere alla vita eterna, ci ha rivelato che noi siamo da sempre amati, siamo da sempre nel pensiero di Dio, e andiamo verso la luce eterna.

Questo rende significativa la nostra vita, la rende profonda, gioiosa: grazie Signore di averci dato questa luce! Ma non è detto che riusciamo a metterla a fuoco, perché noi viviamo in un mondo di ottundimento, specializzato nel livellare le cose. “Vabbè, credi un po’ quello che vuoi, tanto è più o meno tutto uguale. Se tu credi che ci sia o meno una vita eterna, è lo stesso”. Forse un po’ cadiamo in questa rete, ma non è così.

La tenebra della morte è stata sconfitta

Chi ha la consapevolezza della vita eterna ha una prospettiva diversa nel vivere, un modo diverso di vivere, ha una gioia diversa, ha una luce negli occhi differente. Ma guai a noi se questa è una cosa solo formale, dobbiamo sperimentarla, viverla in profondità. Ecco, carissimi, con il mattino di Pasqua, in cui le donne vanno al sepolcro e lo trovano vuoto, inizia per gli uomini una nuova storia. Perché la tenebra della morte è stata sconfitta, e Gesù Cristo l’ha distrutta in un modo stranissimo: anziché sfolgorare da subito come una luce di vita, ha vissuto la morte ed è risorto.

Questo è il percorso che siamo chiamati a vivere anche noi, si è sottoposto al male, al peccato e alla sofferenza. Lui che non aveva commesso peccato, al frutto del peccato, si è sottoposto al dolore per donarci la vita. Ecco l’annuncio cristiano! Per questo stiamo celebrando con la veste di bianco, dopo tanto viola, per ricordare la luce di Cristo: il bianco è il colore di chi è risorto. L’usanza nelle Chiesa era che i neobattezzati portavano la veste bianca fino alla domenica seguente la Veglia pasquale.

Chiediamo al Signore di avere questa consapevolezza, di vivere la nostra vita di fede nella luce e di saper portare questa luce ai nostri fratelli che vivono dominati dalla tenebra di ciò che sta prima e ciò che sta dopo questa nostra esistenza, che per quanto possa essere lunga, è pur sempre breve. La Vergine Maria, Madre della Chiesa, che secondo la tradizione gerosolimitana fu la prima a incontrare il Signore risorto, ci accompagni nel nostro pellegrinaggio terreno, illuminati dalla luce del suo figlio, Gesù Cristo».

Veglia di Risurrezione
all’alba del giorno di Pasqua
Domenica 4 aprile
Cattedrale di Alessandria

Leggi anche le altre interviste al vescovo:

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