Durante la breve pausa estiva di Voce, in visita alla vicina Genova, svolte le poche commissioni mi sono concesso un piccolo tour turistico, o meglio, una passeggiata per le vie della Superba. Curiosando tra cortili, palazzi e chiese, ho avuto la possibilità di accedere al cortile ed al palazzo dell’università degli studi in via Balbi: perdendomi su e giù dalle scale dell’antico palazzo, tra una statua e un mezzobusto di questo e di quel benefattore, ho scoperto una targa dedicata a Stanislao Cannizzaro che così recitava “Esiliato borbonico, principe della scienza, da questo ateneo ascese a rinomanza mondiale innovando la chimica con la riforma dei pesi atomici – nel primo centenario della nascita con memore ammirazione – mcmxxvi”.
Stanislao Cannizzaro nacque a Palermo nel 1826, figlio di Mariano, magistrato, il quale nel 1826 divenne direttore generale della Polizia Siciliana, e di Anna Di Benedetto.
Era il loro decimo e ultimo figlio. Fu uomo politico e scienziato: a lui si deve la cosiddetta legge degli Atomi o regola di Cannizzaro, prodotto delle sua estenuanti ricerche sulla determinazione dei composti, dei loro rapporti all’interno di una molecola, al fine di calcolare il peso atomico degli elementi.
Cannizzaro rapportò il peso di ogni volume di gas al peso che poteva corrispondere ad un egual volume di idrogeno, ottenendo così numeri che potevano rappresentare i pesi molecolari dei rispettivi gas: approfondì poi ulteriormente la ricerca con un esperimento che gli consentì una precisione tale da raggiungere la cifra centesimale; infine riuscì addirittura a dedurre il peso atomico di ogni elemento.
La targa nell’ateneo genovese, però, non è del tutto veritiera: quantomeno omette che la vera svolta negli studi del professor Cannizzaro non avvenne a Genova, ma nel laboratorio di chimica
dell’istituto tecnico commerciale Leonardo da Vinci in Alessandria: proprio una bilancia – tuttora conservata nell’ ufficio di presidenza di questa scuola – gli consentì di determinare il peso dell’idrogeno, base della tavola degli elementi.
Alessandro M. Capra